(Mercato Inter) Quante critiche sono cadute sull’Inter per la gestione dei giovani nello scorso mercato estivo? Bettella, Zaniolo, Odgaard, Emmers e altri sacrificati sull’altare delle plusvalenze con le quali salvare il bilancio dalle grinfie dell’Uefa e riuscire a metter su una squadra degna del rientro in Champions. A Piero Ausilio sono fischiate le orecchie per mesi, poi una breve pausa, adesso con le prime ottime prestazioni di Zaniolo, di nuovo scariche di ironie e pernacchie.
Succede così ovunque? No, basta andare in Premier League e chiamarsi Manchester City per accorgersene.
E’ quando dimostra oggi Marco Bellinazzo nel suo blog Calcio e Business sul Sole 24 Ore. Il club dello sceicco Mansour non ha mai nascosto di aver grandi ambizioni anche per la cantera, intenzionato a creare “una struttura per il futuro, non semplicemente una squadra di stelle”, come recitava uno slogan del club risalente al 2008.
A distanza di 10 anni sono andate proprio così le cose? La risposta di Bellinazzo fa Cassazione: “l’Academy del Manchester City è diventata infatti una macchina di plusvalenze senza precedenti per un settore giovanile”.
L’ultimo esempio è recentissimo: Brahim Diaz riportato in patria dal Real Madrid con un assegno di 15 milioni di euro. Da qui Bellinazzo parte con l’elenco dei giovani talenti che negli ultimi due anni hanno lasciato la nebbia di Manchester per le destinazioni più disparate.
Ed ecco allora il pezzo più pregiato, quello più pagato, il nigeriano Iheanacho, prelevato nel 2014 e ceduto al Leicester nel 2017 per 25 milioni di sterline. Ed a seguire le cessioni di Unal al Villareal per 14 milioni (dopo averlo pagato 2), quella di Ntcham al Celtic Glasgow per 4,5 milioni, e infine Sancho, lasciato al Borussia Dortmund per 7 milioni (“oggi vale almeno 10 volte tanto” osserva Bellinazzo). Risultato? Oltre 100 milioni di ricavi per il City dalla cessione dei canterani.
Nel 2018 il copione non cambia. Lasciano il City i vari Gunn (destinazione Southampton), Maffeo che raggiunge lo Stoccarda (10 milioni), Angelino al PSV per 5,5 milioni, Celina allo Swansea per 3 milioni.
Basta così? Ma no. Perchè non ricordare che anche la serie A ha visto arrivare uno dei gioielli ex City, quel Fofana che l’Udinese acquistò nel 2016 per 3,5 milioni e che l’estate scorsa ha rifiutato di vendere per 14?
E’ interessante capire le differenze. Prima tra tutte, ovviamente, la diversa potenzialità economica dei due club in questi anni. Una praticamente illimitata, l’altra in grande sofferenza per la ricostruzione della solidità economica e per le strette imposte dal FFP.
In secondo luogo la diversa accoglienza che questa filosofia ha trovato negli addetti ai lavori e nei giornalisti. In Premier, proprio per la potenza economica del City che ha potuto garantire investimenti notevolissimi per la prima squadra, nessuno si è strappato i capelli. Nel paese del tricolore invece l’Inter e Piero Ausilio sono stati oggetto di critiche feroci e ironie pesantissime.
E infine, the last but not the least, il fatto che a nessuno in England sia venuto in mente di parlare di plusvalenze “strane”, mentre in Italia la cultura dominante del sospetto ha favorito il solito approccio dirompente che certa stampa usa con regolarità, specie quando si parla di Inter: “intanto ti rifilo una legnata nei denti, poi spiegami tu perchè non dovevo dartela”.
Fonte: Calcio&business – Sole 24 Ore