Durante il podcast ‘Inter T’, di Inter Dipendenza, abbiamo intervistato in esclusiva, insieme a Nico Spinelli, il giornalista di Repubblica, Franco Vanni, esperto di cosa di casa nerazzurro e che sta seguendo da vicino le questioni societarie che riguardano Suning e Bc Partners.
Ecco l’intervista completa:
I tifosi sono un po’ preoccupati che, nel caso in cui il fondo Bc Partners si possa avvicinare ad una parte delle quote fino ad arrivare alla maggioranza, possa badare più ai conti a scapito della parte sportiva. Se un fondo deve aumentare il valore della società, non si deve passare ad un rafforzamento, anche tecnico?
Penso che il tifoso, per farsi un’idea di un fondo che entra in una squadra di calcio, debba vedere cosa accade a quelle società che hanno già dei fondi all’interno. Faccio l’esempio del Lione, del Lille, del Manchester City c’è, anche se in minoranza, ma ha voce in capitolo per le decisioni da prendere, o lo stesso Milan che è simile all’Inter per molti versi perché è nella stessa città, gioca nello stesso stadio, vogliono costruire lo stadio insieme e questo è un punto molto importante, gioca nello stesso campionato e non mi sembra stia andando male. Quello che non si può chiedere ad un fondo è chiedere di essere tifosi. Per me il passaggio traumatico, più che essere da Suning a Dc Partners è stato quello prima, da un presidente tifoso, con un padre ex presidente e tifoso, ad una proprietà straniera. Poi magari uno arriva senza sapere nulla del club e poi tifoso lo diventa. Vediamo quello che è successo a Steven Zhang che, un anno e mezzo fa, alla Bocconi, ha candidamente ammesso che prima dell’Inter non aveva mai visto una partita e adesso è il primo tifoso. Tornando ai fondi, cosa fanno tipicamente: arrivano in una società, la ristrutturano e poi la rivendono. Il loro obiettivo, di solito, è di tre, quattro o cinque anni. Ma nel caso di Inter e Milan la presenza del fondo è strettamente legata al progetto stadio. Succede così ovunque: Commisso quando ha comprato la Fiorentina aveva come primo pensiero quello del nuovo Franchi, lo stesso con la proprietà americana del Parma e con Pallotta alla Roma. Lo stadio non vuol dire solo l’idea romantica del tifoso, vuol dire speculazione immobiliare sull’area, vuol dire uffici commerciali, attività residenziali. Lo stadio di Milano avrà dei tempi piuttosto lunghi di costruzione, quindi è probabile che i fondi, nel caso di Inter e Milan, entrino per restare almeno un po’. I fondi entrano per valorizzare. Per esempio il Milan ha un monte ingaggi molto inferiore ad Inter e Juventus, viaggia sui 90 milioni ed è stato ridotto al contrario dell’Inter che viaggia intorno ai 150 e lo ha aumentato rispetto all’anno scorso, nonostante il Covid. Questo fa vedere la differenza di approccio, però, col senno di poi, l’Inter ha comprato campioni nel fiore dei loro anni come Lukaku, mentre il Milan ha comprato Ibrahimovic non pagando il cartellino, l’Inter ha comprato Barella, il Milan dal suo punto di vista ha comprato Tonali, anche se non sta rendendo. Dove si vede la differenza? Si vede nella liquidità. Nelle crisi, come questa da Covid, la prima cosa che scompare è il cash, se vediamo i club gestiti dai grandi gruppi industriali, hanno difficoltà a pagare la spesa corrente. Invece i fondi hanno dei soldi da spendere subito. Il loro meccanismo funziona così: cìè un uomo che va da una serie di investitori e gli dice che troverà delle aziende da comprare con soldi suoi e manager suoi, la sistema e la rivende per farci più soldi. Se il processo di acquisizione viene fatto bene, non tutti i soldi vengono utilizzati per l’acquisto delle quote, ma rimane una cassa. Per questo il Milan ha potuto prendere Mandzukic, Tomori e Meitè. Questo non vuol dire che il Milan non abbia debito o sia gestito in maniera impeccabile, anche perché ha perso 190 milioni, l’Inter ha perso meno (102 milioni ndr), ma il fondo si è tenuto un po’ di liquidità che adesso sta spendendo sul mercato ed in un momento in cui nessuno ha soldi, quando arriva con quelli veri, compra con più facilità. Sicuramente il fondo non compra Messi, ma Messi non lo può comprare nessuno.
Quindi, vista la difficoltà di far uscire capitali dalla Cina, il fondo è una cosa positiva?
Si, perché hai soldi freschi subito. Pensiamo a quello che sta accadendo con la Serie A, che firmerà a giorni un accordo con una serie di fondi per creare una nuova società che gestirà i diritti tv per il prossimo decennio. Cosa ha chiesto la Serie A ai tre fondi? Dateci dei soldi, perché noi siamo malmessi. Nei prossimi sei anni, secondo un meccanismo scalare a scendere, i fondi daranno 1,7 miliardi alla Serie A. Quei soldi lì, in questo momento, sono tantissimi per le società che non sanno da dove tirare fuori i quattrini, perché hai lo stadio chiuso, gli abbonamenti non li puoi fare, le tv chiedono sconti sui diritti, il mercato dei giocatori è quasi a zero, arrivano i fondi e danno soldi freschi. La stessa cosa succederà all’Inter, sia che il fondo entri in minoranza sia che entri in maggioranza. Il modo in cui i fondi acquistano le aziende è l’accordo a due vie: il fondo sa che una società di calcio fa un appello alla finanza per acquisire la società. Il fondo valuta e magari tratta. Il fondo dice, per esempio, che vuole il 30 per cento delle quote e offre cento lire. Il fondo dice che, magari, visto che Suning ha problemi per spendere, se tra tre anni gli darà centododici, centoquindici, centoventi lire, mettendosi d’accordo su una cifra, così come è entrato, se ne va. Contento il fondo, che si è fatto un’esperienza in club di calcio e ci ha guadagnato. Questo è lo schema tipico del fondo in minoranza. Nel caso di quello in maggioranza, è molto simile: il fondo entra per il 30 per cento, dandoti cento lire. Tra un po’ di anni, se la società vuole, gli darà centodieci lire per ricomprare quelle quote. Ma se dopo due o tre anni la società non ha quei soldi per poter riacquistare le quote o non ha voglia di investire in quel club, lascia al fondo quel 30 per cento, ma di solito, quando si trova un accordo per la quota di minoranza, si fa anche un accordo per la scalata fino al controllo con delle condizioni affinchè il fondo possa arrivare al 51 per cento a tutte le quote. Questi sono due schemi basi. Il Milan è passato alle mani di Elliot, semplificando, perché Li non ha restituito il debito a Elliot. Per quanto riguarda l’Inter, Bc Partners stanno facendo la due diligence, cioè stanno spulciando i conti per vedere se e quanto vale la pena investire per capire cosa è capitale e cosa debito, se LionRock è disposta a cedere. Come se un perito venisse a casa tua per fare la stima della casa.
Bc Partners è un fondo affidabile?
Si, è un fondo strutturato che fino a qualche anno fa aveva una presenza fisica in Italia, adesso è quasi tutto basato a Londra, e si occupa di telecomunicazioni, multimedia, in particolare di media e pallone, tanto che ha condotto una trattativa per entrare come socio di minoranza nella Bundesliga. Oggi il calcio non viene visto come evento sportivo, ma come entertainment, nel senso che il prodotto calcio, per questi investitori, non è tizio ha fatto gol, ma far vedere quel gol in un numero indeterminato di dispositivi nel mondo, quindi il calcio è attrattivo per questi fondi che si occupano di multimedia. Un altro fondo forte in quest’ambito è CVC, che sta per entrare nella media company della Serie A e che comprò i diritti tv della Formula 1 a due miliardi e li ha rivenduti al doppio nel 2017.
Le operazioni del Milan non sembrano pesanti, ma comprano giovani di prospettiva per valorizzarli. Può essere questa una lettura per cosa dobbiamo aspettarci all’Inter? Ci sono subito soldi per il mercato?
Soldi subito per il mercato sì, ma l’Inter, così come la Juventus, prima di comprare devono vendere. Vale oggi, valeva ieri e varrà domani. L’Inter ha in rosa giocatori che hanno un valore importante dal punto di vista del cartellino ed il campo lo vedono pochino, per cui immagino che anche un fondo qualcosa vorrà vendere. I fondi cercano di creare valore anche sui singoli calciatori. Quando Elliot voleva mandare via Pioli, immaginava di prendere Ragnick che è famoso per la valorizzazione dei giovani. Per cui che il mercato di un fondo possa essere improntato a comprare giovani piuttosto che giocatori affermati è possibile. Non so se un fondo possa approvare un’operazione alla Lukaku, ma può sicuramente approvare operazioni alla Barella o alla Bastoni, che sono già state fatte all’Inter, quindi non cambierebbe chissà cosa. Poi, anche il Milan ha preso giovani, ma ha preso anche calciatore belli anzianotti come Ibra e Mandzukic.
Nella ricerca di giovani l’Inter ha bisogno di liquidità, ma non avrebbe anche bisogno di un rinnovo del quadro societario che da questo punto di vista è deficitario a livello di scouting?
Io fossi un fondo, non appena entro in un club, la prima cosa che farei è chiamare Marotta che è il dirigente più esperto. Io penso che Marotta per un fondo che non ha conoscenza del mercato di Serie A, sia una grande fortuna, visto che dopo Galliani è il dirigente più esperto e quello con più vittorie. Non mi immagino che se entrasse un fondo, rivoluzioni la dirigenza dell’Inter. Lo stesso Ausilio è all’Inter da tanto tempo e quando entrano i fondi, che sono impersonali, cercano figure molto vicine al club. Il Milan ha preso Maldini, Boban, ma le cose non sono andate bene, e sta trovando un ruolo anche a Baresi. In genere i fondi, quando entrano, fanno scelte molto identitarie. Io non vedo, ad esempio, uno Zanetti depotenziato, anzi. Quindi l’Inter partecipata dai fondi, per qualunque cosa, schiererà degli interisti, perché il fondo sa poco dell’ambiente. E penso che la cosa importante sia la stagione prossima. Secondo me la prima cosa che deve fare l’Inter deve tenere Conte, comunque vada la stagione. Con lui sono stati fatti certi acquisti e ci sono, oramai, certi meccanismi, si veda il gol di Barella contro la Juve con il lancio di Bastoni, che è stato provato tanto. Poi è uno che ha vinto tanto, è uno che sta facendo un percorso che ha dato credibilità alla squadra. Tanti acquisti sono stati fatti grazie a lui, come Hakimi. Poi guadagna anche tanto e anche finanziariamente non conviene mandarlo via.
Visto che Conte in genere, in genere, non lavora con il contratto in scadenza, non potrebbe esserci un rinnovo con l’ingaggio, dopo il terzo anno, spalmato? Anche perché il gruppo squadra è molto compatto.
La forza di Conte si è vista dopo l’uscita da tutte le coppe europee, invece l’Inter ha trovato un’energia incredibile trovando otto vittorie di fila. Conte è stato capace di rilanciare il gruppo. Poi quando si parla di rinnovi non so quanto sia realistico farli con una società che potrebbe cambiare socio. Magari è ritenuto profittevole farlo, magari si aspetta il nuovo socio. Magari nei dialoghi con Bc Partners se ne è parlato.
Ci potranno essere degli sviluppi per quanto riguarda Bc Partners nel giro di qualche settimana oppure si andrà avanti a lungo? Perché una delle preoccupazioni è quella di rischi che possano inficiare nella programmazione.
L’Inter non è quotata in borsa e non ha termini imperativi per analizzare la proposta. L’unica cosa quotata per l’Inter è il bond. Ma a dettare i tempi saranno i soldi che metterà Bc Partners e quanto disponibilità di cassa ha l’Inter. Il 16 febbraio è il giorno della verifica della F.I.G.C. , entro cui devono essere pagati gli stipendi di luglio e agosto, che erano stati rinviati a settembre, ma non sono stati pagati. Quindi potrebbe avere fretta, nel caso in cui non abbia soldi per pagare gli stipendi, perché se non dovesse pagare la Federazione penalizzerebbe l’Inter con dei punti in classifica e sarebbe un peccato visto che la Juve, che l’anno scorso a questo punto della stagione aveva 42 punti, oggi ne ha 33 ed è un’occasione molto ghiotta. Sul 16 febbraio l’Inter è stata categorica dicendo che i soldi ci sono. Se saranno pagati gli stipendi, l’Inter potrà trattare con grande calma.
La questione degli sponsor che arrivano dalla Cina: pare che l’Inter abbia avuto difficoltà ad incassarli per problematiche varie e questi sono una voce molto importante al bilancio. L’uscita di Suning, non potrebbe far venir meno questi sponsor e gli incassi che ne conseguono?
Il tifoso si è abituato a vedere anche a San Siro, sponsor di banche cinesi che sono serviti a Suning per avviare un meccanismo di cassa di risonanza, attraverso il calcio italiano, per i marchi cinesi. Se dovesse uscire Suning, questo meccanismo sarebbe depotenziato, perché magari potrebbe succedere che il nuovo investitore ritenga che quello cinese non sia un buon bacino d’utenza. Anche se non è detto. Però esistono dei contratti in essere e quelli devono essere rispettati. L’Inter non è che fallisce e porta i libri in tribunale, ma rimane la società che era, cambia la compagine azionaria. La questione governo cinese non riguarda gli sponsor: nel 2013 la Cina ha perso una partita contro la Thailandia e Xi Jinping che aveva assistito alla partita, decise che il settore calcistico dovesse avere un certo interesse da parte del governo e fu previsto un programma di sviluppo per sviluppare il calcio cinese e la nazionale. Per farlo il governo suggerisce l’investimento nei club europei, così da guadagnare esperienza in quell’ambito, e di avvicinare la gente al calcio. Questa cosa è stata fatta con una parabola un po’ imprevista, perché il campionato cinese è diventato un campionato per giocatori a fine carriere che andavano lì a guadagnare grandi stipendi. Nulla di più lontano da quello che Jinping aveva immaginato. Con il Covid, visto che questi investimenti non hanno portato frutti, il governo ha fatto una marcia indietro, chiudendo anche i rubinetti per gli investimenti nel calcio estero. Bisogna vedere se questa è una situazione transitoria o se il disinvestimento di Suning nel calcio sia definitivo. Anche lo Jiangsu non ha più il nome di Suning. Un altro problema per il calcio in Cina sono gli orari di trasmissione, come per noi il pugilato. Il prime time italiano, in Cina va in onda la mattina presto alle quattro o alle cinque.
Sponsor maglia e sponsor tecnico ultimo regalo di Suning all’Inter?
Non lo so, ci sono arrivate voci su Evergrande, con cui Suning ha grandi rapporti commerciali. Si era parlato di Samsung, ma non so a che punto si sia. Tutti i ragionamenti che sono stati fatti sullo sponsor, in base a quanto raccolto, mi sembra abbiano avuto un rallentamento. Poi magari io non lo so e Suning ha già firmato con uno sponsor o il fondo porta in dote un suo sponsor. Non rinuncerei all’ipotesi di una conferma di Pirelli, che da quello che so che sarebbe rimasto in qualche modo, ma chissà che nelle more della questione societaria, non ci possa essere un rinnovo di uno o due anni a cifre diverse.
Per quanto riguarda l’azionariato popolare, qual è la tua sensazione?
Un’azionariato popolare prevalente come quello del Bayern Monaco, secondo me in Italia è irrealizzabile. Ma in Germania questo modello è frutto di una legge del 1999. Per l’Inter, quello che è possibile, ma si parla di una suggestione, è quello che un gruppo di soci possa entrare con una quota minoritaria, come accade al Barcellona, che è però una quota di rappresentanza, ma di tifosi veri, non miliardari. Quello che è passato per l’Inter è un azionariato popolare di tifosi vip, questi servirebbero come volti pubblici per fare una campagna di entrare con una quota piccola per portare un po’ di interismo. Da questo punto di vista al tifoso è una cosa che può far piacere, a livello di rappresentanza.