Un algoritmo che calcoli i punti derivati da parate decisive non estiste, sentenzia la Gazzetta dello Sport, ma un paio di occhi per vedere li abbiamo tutti, o quasi. E quanto visto sabato sera non lascia spazio ad interpretazioni: Samir Handanovic è ancora un gran portiere. L’ex Udinese contro il Sassuolo ha esibito tutte le sue qualità.
E lo ha fatto soprattutto in due occasioni: sul colpo di testa ravvicinato di Boateng e sulla conclusione di Boga. Nella prima si è letteralmente esaltato con un riflesso felino a 34 anni e mezzo. Mica male per essere uno dei più discussi sistematicamente al termine di ogni stagione. Beh, qualche erroraccio ogni tanto lo compie (l’uscita inspiegabile contro il Torino all’andata è ancora impressa nella mente dei tifosi interisti), ma l’impressione che da è che la porta nerazzurra sia sempre al sicuro.
E le prodezze compiute in Italia e in Europa stanno lì a dimostrarlo. Come non citare la parata contro il PSV, oppure quella contro il Barcellona su Rakitic a San Siro, oppure quelle contro la Spal, contro il Parma e tante altre. Sì, ogni tanto gli scappa l’errore, ma, a conti fatti, le volte in cui è stato decisivo sono molte di più.
In casa, poi, si trasforma. L’Inter non subisce gol a San Siro da oltre 630 minuti. Tradotto, sono sette le partite senza subire alcuna rete. Certo, il merito è anche della difesa e, quindi, di Skriniar e De Vrij, ma quando non sono arrivati loro, è arrivato lui. E questo è un merito che gli va senz’altro riconosciuto.
E con le prestazioni di questa stagione sta facendo capire alla dirigenza nerazzurra – si legge sulla Gazzetta dello Sport – che il futuro sarà ancora suo. Non a caso la società nerazzurra ha deciso di puntare su Brazao, classe 2000 brasiliano, per la sua successione, perché ha bisogno ancora di un anno e mezzo di “apprendistato”.