Inter, Spalletti rassegnato: “Se non fai punti vai a casa” (GdS)
Inter, le parole di Spalletti
Inter Bologna è stata una partita drammatica per mister Spalletti. La sfida contro gli emiliani avrebbe potuto e dovuto rappresentare un momento di svolta in una fase della stagione piuttosto complicata. E invece è arrivata l’ennesima sconfitta che mette in discussione il tecnico che ha concesso alla società nerazzurra di tornare in Champions dopo sei anni.
Ai microfoni di Sky Spalletti è apparso affranto, stanco e quasi rassegnato: «Dobbiamo reagire, coinvolgere tutti sotto l’aspetto mentale. Ci vogliono risposte chiare e concrete nel lavoro, in campo e nella testa. In questo momento ci viene a mancare un po’ di autostima, di fiducia nelle nostre qualità. Sono però fiducioso perché questi sono momenti che si attraversano facendo questa professione, mi sono capitati ovunque: l’allenatore lo fai a oltranza, se fai punti sei bravo e se non li fai devi andare a casa».
Una dichiarazione che è un po’ il manifesto dello stato d’animo del tecnico di Certaldo. La società però in settimana l’ha difeso dalle voci su Antonio Conte. Difesa che il tecnico non ha particolarmente gradito: «Probabilmente questo serve a chi è in bilico. A me averlo non cambia nulla nel lavoro che vado ad affrontare».
“Non siamo forti come la storia del Club”
Spalletti poi ha proseguito a parlare in conferenza stampa. Ecco le sue parole riportate dalla Gazzetta dello Sport: «Ci creiamo facilmente dei problemi, strutturalmente ci manca qualcosa. Quando si alza la tensione si alza il nostro livello di insicurezza e quando ci capita l ’occasione la sbagliamo, mentre gli altri fanno gol. Così diventa tutto più difficile, se non hai un carattere forte come la storia del club, non riesci a reagire. D’altronde quando non ottieni un risultato dovere vincere e dovere essere un giocatore da Inter diventa un peso mentale».
E quindi, se il problema è mentale, sicuramente causato da limiti psicologici dei calciatori, la colpa sarebbe dell’allenatore? Se volete credere così, fate pure. Ai posteri l’ardua sentenza.