(ID)Andrea Mazzantini: “All’epoca c’era gente di personalità nello spogliatoio”
Mazzantini in esclusiva ai microfoni di Interdipendenza.net
L’ex portiere dell’Inter, Andrea Mazzantini, ha parlato in esclusiva ai microfoni di Interdipendenza.net. Con la maglia dell’inter l’estremo difensore vanta una vittoria in Coppa Uefa nel 1998 ai danni della Lazio.
Handanovic è il portiere titolare dell’Inter, chi potrebbe essere il suo erede?
“Dati portieri che ci sono in giro lui può ancora dare molto alla causa nerazzurra. E’ uno dei migliori in Italia. Io vedrei bene all’Inter, Toldo Peruzzi e Pagliuca – ride ndr-, adesso portieri non ce ne sono. L’unico che apprezzavo molto lo ha preso il Liverpool, ed era Alisson. Un pò Audero ma è ancora acerbo e deve ancora dimostrare di poter stare in una grande squadra”.
Un confronto con la presidenza attuale di Suning e quella del tuo periodo in nerazzurro, Moratti
“Moratti penso che sia il massimo che un giocatore potesse avere come presidente. Prima dei soldi guardava l’uomo. Mi ha insegnato molto, adesso è tutto un business. La famiglia Moratti lo faceva per passione che si è tramandata di padre in figlio. La cosa che mi colpì di più era che la famiglia Moratti guardavano molto di più il lato umano. Io feci un incidente stradale che mi fece smettere di giocare. Io era un giocatore del Siena, ma la prima persona che mi chiamò fu proprio Moratti, che mi invitò da lui a farmi curare da un neurochirurgo di sua conoscenza. Questi gesti per me indimenticabili. Un gesto del genere ti dice tutto”.
Quando Hodgson sostituì Zanetti, nella finale di Coppa Uefa del 96′, Pupi si infuriò con l’allenatore. Tu fosti il primo che andò a bloccarlo, ci racconti quell’episodio?
“Io sono sempre stato molto istintivo, ho sempre protetto i miei compagni. Vedere questo battibecco tra Javer e Hodgson, mi ha spinto a fare qualcosa. Ero molto considerato anche se giravo poco. Il mio carattere è sempre stato questo e lo andai a difendere”.
Posso chiedervi cosa si sono detti e cosa è successo?
“No, sono cose che muoiono con me”.
All’Inter non hai avuto molto spazio, non credi che magari con la partenza di Pagliuca ti saresti potuto giocare il posto, poi coperto da Peruzzi?
“All’Inter non mi è stato dato tanto spazio. Sono dovuto evadere e mettermi alla prova per essere all’altezza della Serie A. Tutto questo grazie a Pagliuca e Bergomi, che mi spronarono e mi dissero “tu sei sprecato per fare il secondo, sei un grande portiere”. Io presi la palla al balzo e andai a giocare altrove. Io ho sempre sostenuto che ci sono 2 fasce di portiere, i portieri delle grandi squadre e quelli di provincia. I primi hanno dimostrato di poterci stare, giocando con continuità. I secondi, come me, che hanno dimostrato di essere grandi nelle squadre di provincia. Non è detto che possa essere lo stesso nelle big.
Era uno dei migliori al mondo, sarebbe stato difficile giocarsela con Peruzzi. Logicamente, quando venni all’Inter, con davanti Pagliuca, il portiere della nazionale, non mi tiravo indietro, volevo dimostrarmi all’altezza. Io caratterialmente spingevo tanto. Volevo dimostrare di essere come loro, se non più bravo. Pagliuca, qualche anno fa, mi disse che tornò in nazionale grazie a me, che lo stimolavo ad allenarsi sempre meglio, io ho risposto “se lo avessi saputo mi sarei allenato di meno – ride ndr -“.
Quanto conta lo spogliatoio?
“Sono cambiate molto le cose, una vola non c’erano iPad e telefonini. Una volta quando si mangiava si stava insieme, era un’aggregazione il ritiro. Ora c’è più dispersione. All’Inter ci riunivamo a suonare la chitarra e per fare fare ca****te. Penso che queste cose non succedano più.
Ora sono tutti molto più agevolati e credo che ciò non faccia bene. Anche all’epoca non c’erano degli stinchi di santi, c’erano alcune fazioni, poi c’erano i neutrali come me che facevano da colante, all’epoca c’era molta gente di personalità, come i vari Simeone, Bergomi, Zamorano, tanti giocatori con le cosiddette “palle”. All’Inter mancano delle regole un pò più ferree. Manca la personalità nello spogliatoio”.
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