Inter, parla “lo zio” Bergomi: “Icardi? Vi spiego” (GdS)

Inter, parla “lo zio” Bergomi

Oggi è un opinionista di successo ma qualche anno fa Beppe Bergomi era il capitano nerazzurro e lo è stato per tantissimi anni. Per questo la Gazzetta dello Sport ha deciso di intervistarlo e chiedergli cosa non ha funzionato nel rapporto tra Icardi e i tifosi nerazzurri, oltre che con lo spogliatoio che, di fatto, l’ha sfiduciato.

Bergomi ha cominciato con il dare la sua definizione di capitano: «Essere capitano non significa entrare in campo per primi e scambiarsi i gagliardetti. Ma è dare l’esempio, ogni giorno, dentro e fuori dal campo, stando attenti anche alle piccole cose che poi sono quelle che fanno la differenza. È metterci la faccia sempre, quando le cose vanno bene e nei momenti di difficoltà. È aiutare gli stranieri ad ambientarsi e a superare le difficoltà dell’impatto con una nuova cultura e una nuova lingua. È senso di appartenenza da trasmettere e pretendere da tutta la squadra».

In questa definizione di Icardi si vede ben poco. Durante il periodo di crisi della squadra non è quasi mai andato a parlare davanti alle telecamere mentre, nella stagione scorsa, parlando su InterTv. accusò i suoi compagni di non essere all’altezza dei suoi prestigiosi obiettivi. E su questo è difficile non essere d’accordo, ma sono cose che si dicono nello spogliatoio, non davanti alle telecamere.

“I tifosi dell’Inter vogliono impegno”

A Bergomi è stato chiesto quando sia difficile essere il capitano dell’Inter. Ecco la sua risposta: «Il pubblico interista è esigente ma anche molto rispettoso. Al di là dei trofei che un capitano può alzare, perché a tutti ovviamente piace vincere, per i tifosi conta vedere l’impegno, la volontà di andare sempre oltre il proprio limite. Il famoso “sudare la maglia”, ossia fare sempre uno scatto in più, un sacrificio per il compagno. Insomma, dimostrare che prima di tutto conta l’Inter. Il capitano deve essere un esempio positivo».

Infine, parlando direttamente di Icardi, crede che sia possibile ricucire lo strappo tra l’ex capitano e la società, oltre che con lo spogliatoio: «Sbagliare è umano, ma bisogna essere bravi a metterci la faccia e a chiedere scusa. Non è facile affrontare uno spogliatoio ma Mauro dovrà farlo. E il gruppo una volta chiarita la cosa non dovrà più portare rancore. Solo così si riparte più uniti».