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In chiave scientifico-sanitaria, la Lavanda è un fiore tra i cui pregi, uno produce azione sedativa sul sistema nervoso in caso di ansia, agitazione, nervosismo, mal di testa e stress. Se però si modifica leggermente il nome del fiore, cambia notevolmente il significato e i pregi diventano difetti. Ai piani alti di Appiano Gentile, LaWanda appare oggi, più che una specie vegetale, un insetto, una fastidiosa zanzara molesta. Le sue beccate hanno infiammato l’epidermide della dirigenza interista, e larga parte della tifoseria. A torto o a ragione, il risultato delle punture targate LaWanda, è stato devastante per lui, l’oggetto del contendere. E lui, Maurito, trovatosi senza scampo tra l’incudine e il martello, è finito defenestrato e avvilito in disparte proprio in uno dei momenti meno indicati per la stagione nerazzurra.
A Vienna, un semaforo rosso poteva ricordare che, senza il centravanti dei 29 gol passati, la strada è ancora in salita, e il futuro sempre nebuloso. Invece nessuno in campo si è sentito orfano, probabilmente solo un pò disorientato dal gran baccano a causa del non più capitano. Pur senza brillare, ma anche senza zavorre, si è acceso invece un semaforo verde per la squadra in Europa, a rendere superflui ulteriori tentennamenti sul futuro di Icardi, vittima. Di chi? Per la risposta basta e avanza un minimo di fantasia. Per esagerare con le metafore, viste le ingestioni di sostanze tossiche per la mente, al Maurito ormai degradato e incazzato, servirebbe una terapia d’urto. Una LaWanda (gastrica), che lo liberasse dalle tossine e tornasse a fargli vedere non più sorci verdi, ma biscioni nerazzurri. Al momento, più che una lavanda, pare invece sia arrivata una lavata di capo da un Marotta saltato in piedi sulla cattedra, bacchetta in mano e piglio severo.
Come una ghigliottina, salvo grazia last minute, anche le parole di Spalletti: «È stata una scelta difficile e dolorosissima – ha aggiunto l’allenatore – tutti conosciamo il valore del nostro ex capitano…» Da tenere molto ben presente, quell’EX capitano, pronunciato più di una volta dall’allenatore. Dettaglio che lascia intendere risolutezza nel terminare un tiro alla fune che da mesi solleticava i media, ma logorava i contendenti. Sta ora ai “reduci” dare sul campo, già contro la Samp, una risposta che risulterà chiarificatrice su quanto accaduto tra Icardi-Wanda, e lo spogliatoio, il tecnico e la dirigenza. Ma il riflesso è già evidenziato dalle tifoserie, confermando che la bilancia pende più dalla parte della società che del detronizzato capitano. Il quale ha ormai di fronte un bivio cruciale: preparare i bagagli per l’esodo estivo senza rientro, o chinare il capo e tornare a suon di gol. La tifoseria condanna senza indugi quando si sgarra, ma altrettanto velocemente dimentica di fronte alla rete avversaria che si gonfia, ricordalo bene, Maurito.
Mentre finisco di scrivere, mi giunge una di quelle notiziole che nulla hanno da spartire col tifo sportivo. Dal cretino, o i cretini, che hanno preso a sassate l’auto di Wanda con i figli a bordo, ci dissociamo nel modo più assoluto, perchè essere tifosi insoddisfatti non autorizza ad aggredire una donna e dei bambini.
Alla Wanda, chi ne contesta l’atteggiamento tira virtualmente le orecchie, ma i sassi no. Quelli fanno parte del “bagaglio culturale” non di un tifoso, ma di una mente criminale.