Inter: sconfitta pesante, maturata per colpa di soliti e noti limiti strutturali. Non c’è nessun motivo per credere che se ci fosse stato Icardi sarebbe stato diverso l’esito della gara contro il Cagliari. Infatti, il problema non è stato la finalizzazione, bensì la costruzione e il carattere per dominare una squadra con un tasso tecnico non paragonabile complessivamente a quello dei nerazzurri.
Dopo questa caduta, in un momento del genere il sentimento più diffuso per il tifoso non corrisponde più alla rabbia. Ormai infatti, è subentrata la frustrazione. Un pensiero che da anni, avrebbe reso impotenti un gruppo di milioni di sostenitori, rassegnati di fronte l’impossibilità di vedere una crescita rapida.
Dire che l’Inter oggi sia la stessa di due anni fa, è una bugia. Ammettere che ancora una volta i proclami non siano ben distanti dalla realtà, significa però non voler aprire gli occhi di fronte l’evidenza. Serve da adesso passare ai fatti. A inizio stagione non si è mai parlato di vittoria di Champions o campionato. È altrettanto però incredibile come un vantaggio sulle dirette inseguitrici sia stato dilapidato in modo così grottesco e in così poco tempo.
Prima cosa di tutto quindi, va terminata una stagione ancora non irrecuperabile. Nonostante il tentato suicidio, i nerazzurri potrebbero ancora giocarsi molto della stagione sia contro la Roma che contro il Milan. Servirà l’apporto di tutti, facendoli coesistere per il fine massimo, ovvero, quello di raggiungere la qualificazione in Champions. Un obiettivo che, in ogni top club, dovrebbe rappresentare il minimo sindacabile. Ancora per questa stagione invece, tale obbiettivo sarebbe parificato allo scudetto.
Un concetto chiaro, ma espresso per poter sottolineare l’attuale dimensione della società tutta, compresa dei dirigenti che hanno dato luogo a questo progetto tecnico. A giugno infatti, sarà tempo di prendere le decisioni, fredde e aziendaliste. Recidere rami secchi in campo e non, per perseguire in maniera ponderata obiettivi in relazione ai mezzi messi a disposizione. Inutile pensare di raccogliere di meglio da questo gruppo che, nella migliore delle ipotesi, eguaglierà il piazzamento dello scorso anno. Impossibile sperare in altro, come credere di poter proseguire in Europa League con una rosa numericamente ristretta.
Nessun pessimismo cosmico, ma semplice constatazione di un problema che ogni anno si ripeterebbe, in loop. La determinazione vera di questo gruppo, almeno per il professionismo che gli si richiede, dovrà uscire ora. Il tifoso non dimenticherà mai impegno e sudore e dopo tanti (troppi) insuccessi; la prova ne sarebbe proprio questo continuo supportare sempre e comunque.
Pazienza e passione che non durerà in eterno. Questa magia potrà continuare ad esistere solo con fatti, investimenti e successi. Serviranno pesanti interventi economici per acquistare giocatori di livello e capaci di competere almeno per il secondo posto. Professionisti degni degli obiettivi e del blasone dell’Inter, non solo calcisticamente parlando. Altrimenti, se la società non andrà in questa direzione, sarà tutto vano e il 2010 diventerà un “eccezionale” ricordo e nulla più. Come una stella cadente, intravista per caso nel cielo più buio. Come se quanto vinto fino a oggi, possa rimanere solo un ricordo irraggiungibile.