Home » Auguri Inter, 111 anni di storia: erano 40 e ora siamo milioni

Auguri Inter, 111 anni di storia: erano 40 e ora siamo milioni

AUGURI INTER – Sono passati ben 111 anni da quando quei poco più di 40 si riunirono al ristorante L’Orologio di Milano per dare vita a una storia senza quartiere, a una squadra senza frontiere. Erano 40, ora siamo milioni. L’Inter nacque da una costola del Milan, da un gruppo di dissidenti inorriditi all’idea di non poter tesserare giocatori stranieri. Tutto partì dall’animo ribelle di coloro che sentivano di essere fratelli del mondo e volevano manifestare concretamente questa inclinazione al nuovo, all’aperto, all’altro. A distanza da 11 decenni più 1 anno, possiamo dire che mai scissione fu più felice. Milano, tuttora, è la città più europea d’Italia; ed è sintomatico che nel capoluogo meneghino ci sia una squadra che da 111 anni ha la stessa visione multiculturale. Milano, in breve, è l’Inter. L’Inter è la vera squadra di Milano.

Auguri Inter, la magica notte del 9 marzo 1908

La sera del 9 marzo 1908 non era una sera come tutte le altre, nel cielo le stelle erano grandi e luminose e l’aria era frizzante come un vino buono. Al ristorante L’Orologio arrivarono alla spicciolata quei signori vestiti di nero e grigio, presero posto ai tavoli e iniziarono le discussioni. Erano uomini di ampie vedute, avevano capito che bisognava aprirsi, che la propria ‘casa’ era diventata piccola, che bisognava uscirne. Tra loro un artista, Giorgio Muggiani: faceva il pittore e ideava campagne pubblicitarie. Fu quasi una scelta naturale per lui occuparsi della creazione dello stemma della squadra.

E non ci mise molto a ideare quel logo, oggi uno dei più riconoscibili al mondo, dove campeggiano le sigle FCIM intrecciate in campo oro chiuso da due cerchi, uno nero e uno azzurro. I colori di quella notte e di quel cielo ‘trapunto’ di stelle. Ai molti parve troppo ardito e futurista quel simbolo, poco comprensibile, ma nessuno obiettò. D’altronde – è scritto in dialetto milanese nella storia della società – quello era el distintiv che se poo minga legg, ovvero il distintivo che non si può mica leggere, deve piacere. E quello piacque subito a tutti. Era bello, e l’Inter, da allora e fino ad oggi, ha sempre inseguito la bellezza.

Anche, e soprattutto, la bellezza incomprensibile e apparentemente senza senso. Possiamo dirlo forte: quel simbolo è senso di appartenenza, certificato di un amore. Oggi l’Inter è un marchio che vale milioni, ha una notorietà planetaria ed è impegnata nel sociale. Si pensi ad Inter Campus: un progetto che guarda al calcio come strumento educativo, che tenta di restituire ogni anno a bambine e bambini bisognosi il diritto al gioco.

Inter, 111 anni dopo: storia ricca di leggende

La storia dell’Inter è ricca di personaggi e momenti leggendari. Il primo fu Giuseppe Meazza, che con i suoi 241 gol regalò ai nerazzurri i primi successi. L’epoca d’oro inizia, però, nel 1947, con il presidente Angelo Moratti che mise in piedi quella che fu ribattezzata la grande Inter. La squadra fu affidata al mago Helenio Herrera; i giocatori più rappresentativi erano Facchetti, Corso, Suarez, Mazzola. Furono trionfi, in Italia, in Europa e nel mondo. L’apice: le Coppe dei Campioni 1964 e 1965.

Più tardi arrivarono Boninsegna, Oriali, Altobelli, che portarono ulteriori titoli in bacheca. Fu poi la volta dello scudetto dei record del Trap, di cui il protagonista assoluto fu Lothar Matthäus, che rivaleggiò e vinse contro Maradona. Arrivarono quindi 3 successi Uefa tutti negli anni ’90. nel 1997 approdò all’Inter il più grande di tutti: Ronaldo il Fenomeno. È questa l’era del ritorno dei Moratti in panchina: Massimo è il padre di questo nuovo corso. I nerazzurri tornano a vincere: tre scudetti di fila con Mancini allenatore. Siamo ai giorni nostri, con la panchina affidata a Mourinho: un portoghese astuto e intelligente che porterà altri scudetti e soprattutto il triplete del 2010. Inter unica italiana a realizzarlo: Champions, campionato e coppa Italia. E adesso è partita una nuova storia con la dinastia degli Zhang.

Beppe Severgnini ha scritto: «L’Inter è una forma di allenamento alla vita. È un esercizio di gestione dell’ansia, e un corso di dolcissima malinconia. Un preliminare lungo anni. È modo di ricordare che a un bel primo tempo può seguire un brutto secondo tempo». Una descrizione calzante e assolutamente veritiera. Gli interisti non hanno eguali, pronti a soffrire per anni, in silenzio, per poi esplodere in un boato di gioia per un successo tanto atteso. Non sono programmati per vincere ma per soffrire Emotivi e sensibili, sono comprensivi e hanno molta fiducia nel prossimo. Spesso contraddittori, risultano incomprensibili per chi non ha la stessa visione. Passionali, dotati di slanci di generosità, si deprimono facilmente e con altrettanta facilità si esaltano. La caratteristica intrinseca? La follia pura.

Nell’Inter regnano tanti sentimenti tutti assieme: amore, euforia, passione e dolore; a volte anche collera e rabbia. Ma non manca mai lo stile, nella vittoria come nella sconfitta. Oggi è un giorno di festa, auguri cara Inter, per questi tuoi primi 111 anni. Non sapremo mai come sarai fra altri 111 anni, ma sappiamo che continuerai ad essere pazza e incoerente, altalenante e lunatica. Maestra di stile e simbolo d’onestà. Non può che essere così, deve essere così, perché tu sei speciale, per tutto ciò che dai e tutto ciò che togli. Speciale per il rapporto viscerale e profondo con i tifosi. Speciale perché hai permesso a chi ti sostiene di fregiarsi di un titolo che vale più di 100 scudetti: non sei mai caduta negli inferi. La tua storia non conosce macchia: non sei mai stata in B.