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Materazzi Inter, senti l’ex: “Per Icardi non è tardi. Marotta condottiero”

MATERAZZI INTER – E’ giorno del derby della Madonnina e la Gazzetta dello Sport, in edicola questa mattina, ha intervistato una bandiera dell’Inter. Della squadra storica del triplete, Marco Materazzi ha rappresentato un vero e proprio pilastro, in campo e nello spogliatoio.

Queste le sue parole: «Era più semplice da giocatore. Entrare a San Siro è come avere di fronte una bella donna. In campo si azzera tutto. La maglia nerazzurra è un’armatura. In queste situazioni un gruppo con le palle fa quadrato. Se non sei allineato i milanisti ti vengono a mangiare. Il Milan ha un cagnaccio in panchina, ma nel senso buono. A parte i derby, io tifo per Gattuso. Ha trasmesso ai suoi la passione per il calcio. Uno che riesce a inseguire un sogno come lui, merita. Ma magari non oggi».

Materazzi Inter, l’ex difensore nerazzurro parla di Icardi

Sul momento dell’Inter, Materazzi è chiaro: «Arrivare terzi o quarti è uguale, ma arriviamoci, però. La Champions passa da qui, perché l’Inter deve affrontare big e trasferte difficili. Non ci si può permettere di non entrare in quella benedetta coppa. Lautaro mi piace quando anticipa l’avversario sul primo palo, segno tecnico che ha stoffa. Deve crescere in fretta: ora un altro centravanti non c’è.

Su Icardi: «Non posso entrare nel merito perché non conosco le dinamiche. Sarei presuntuoso a dire la mia. Ma per il bene dell’Inter, per ciò che ha fatto Icardi per il club, al di là di tutto quello che
c’è stato, dal libro in poi, mi piacerebbe che rientrasse, segnasse e portasse l’Inter dove merita. Poi a fine anno insieme o ognuno per la sua strada. Tardi per i tifosi? Io penso che non sia mai tardi,
quando uno si chiarisce. Non bisogna portare rancore né vivere nel passato.

Marotta? Il condottiero supremo, al di là del presidente, ora è lui. È normale che scelga i suoi uomini, la sua squadra». È pronto a un ruolo più attivo? «Il mio numero è sempre quello,
il telefono sempre acceso. Ne parlerei tranquillamente».

Fonte: Gazzetta dello Sport