Rivoluzione Champions: rissa tra l’Eca di Agnelli ed il calcio europeo
CHAMPIONS LEAGUE – Tra qualche anno il 19 marzo 2019 potrebbe essere ricordato come la data di nascita della nuova Champions League. Secondo le indiscrezioni del Wall Street Journal, dovrebbe essere andato in scena nella giornata odierna l’incontro tra l’Uefa e l’Eca, l’associazione guidata da Andrea Agnelli che raggruppa tutti i club di maggior prestigio europeo, per la definizione del nuovo modello della coppa dalle grandi orecchie.
Il format cui mirano Agnelli ed i club è incentrato su due capisaldi. Dai quarti di finale in poi gare da giocarsi nei week end e creazione di un sistema di promozioni e retrocessioni paragonabile a quello della UEFA Nations League. Due argomenti con intenti tutto sommato chiari. Da un lato si punta ad un pubblico più ampio, con annessi maggiori ricavi da botteghino, introiti televisivi e sponsor. Dall’altro creare uno zoccolo duro di partecipanti del calcio “nobile” riservando ai club minori meno posti nel torneo.
Leghe nazionali in rivolta
Un pregetto in discussione già da diversi mesi che è sostenuto a gran voce da Juventus, Real Madrid Barcellona ed altri top club, ma che incontra l’opposizione feroce delle leghe di quasi tutti i paesi europei. Secondo il sito di Repubblica, Liga, Serie A, Premier e Bundesliga hanno già fatto muro, inviando all’UEFA un documento che esclude la possibilità di giocare partite di Champions nel week end spostando quelle di campionato a metà settimana.
Il sito del quotidiano romano riporta che “tra i firmatari dell’accordo c’è Javier Tebas, che guida l’opposizione al progetto, e che non a caso la scorsa settimana si è confrontato con Andrea Agnelli in occasione dell’ultima assemblea della Lega Serie A a Milano. In particolare i rappresentanti delle Leghe, secondo quanto riferisce Marca avrebbero ‘rotto’ con il presidente dell’UEFA Ceferin accusato “di essersi inchinato ad Agnelli” e ai grandi club.”
Comunque si risolva lo scontro, secondo il Wall Street Journal una cosa è chiara: niente cambierà nell’immediato. Ogni ipotesi che dovesse essere assunta comporterà tempi di maturazione che escludono novità prima del 2024.
Fonti: Wall Street Journal, Repubblica.it