GASPERINI INTER – Lunga intervista al Corriere dello Sport, del giornalista Alfredo Pedullà al tecnico dell’Atalanta, Gian Piero Gasperini, che è tornato a parlare, tra i tanti argomenti, anche dell’esperienza sulla panchina dell’Inter.
«A Palermo l’unica stagione che ho davvero bucato. Non volevo andarci perché lì avevo giocato e conoscevo la fama di Maurizio Zamparini, il mangiallenatori – spiega Gasperini – . Quell’anno non c’ero proprio, un fantasma. Avevo perso papà e mamma, Gino e Antonietta, nel giro di venticinque giorni. L’unico flop della mia vita in panchina. Ero triste, depresso. L’Inter? Neanche mi accorsi di esserci stato. Qualche settimana appena, archiviamo alla voce “non pervenuto”, non insista. Si avvicinerà alla Juve, al punto che resta la più seria candidata per spodestarla in futuro». Con Conte in panchina? «Direi proprio di no. Ma soltanto perché sai che, con Spalletti, prima o poi raggiungi gli obiettivi. Ora che è arrivato Marotta, eviteranno sprechi. E ragioneranno bene».
Nel 2011 invece il Gasp era ad un passo dal Napoli: «Aurelio De Laurentiis mi chiese riservatezza. Ho sempre pensato che avrebbe riconfermato Walter Mazzarri e andò proprio così. Ma quei momenti diventarono buffi alla richiesta di un caffè – ricorda l’allenatore nerazzurro – . De Laurentiis mormorò: “Diamoci del tu, ma almeno mi offri un espresso?”. Eravamo a casa mia, io mezzo imbranato, vidi le cialde e gli sussurrai: “Guarda lì, te lo sai fare da solo?”. Risate».
Gasperini durante l’intervista parla anche dei suoi giocatori più significativi di questa stagione. Il Papu Gomez «è pronto per il Barcellona, mi creda», per Ilicic «all’Atalanta serviva una botta di fantasia e decisi di telefonare al nostro direttore Giovanni Sartori. Lui mi annunciò: “Guarda che Ilicic è sul punto di firmare per la Sampdoria, ha programmato le visite. Riesci a parlarci?”. Avevo conosciuto Josip a Palermo, mi illuminò: “Mister, se vuoi non vado alla Samp e scelgo te”. Svoltammo»).
Poi un retrocena su Duvan Zapata: «Il suo era un problema di altura. In Colombia vive a duemila metri, anche a Genova aveva avuto difficoltà. Dal gol al Bologna è stato un crescendo spaventoso». Poi, un pensiero sul futuro: «Ho un contratto, sto benone, cosa dovrei risponderle? Non ha senso. Oggi non faccio più mutui».
Fonte: Corriere dello Sport