Juventus, uno scudetto senza gioia, serviva Alberto Sordi non Orsato
Molti tifosi di qualsiasi fede sportiva possono tranquillamente confermare che la sbornia non è ancora passata. Quella musichetta che eleva un interrogativo irridente al rango di un argomento del prossimo Cda Juventino frulla ancora nelle teste di molti appassionati. Quelli interisti già scaldano le ugole pregustando la (piccola ) soddisfazione di cantarla a palla nelle orecchie dei diretti interessati tra 8 giorni. Co..come mai, co…come mai…domenica prossima sarà la vera hit di San Siro, al pari di Pazza Inter amala.
Uno scudetto tra le lacrime è la normalità se sono di gioia, quando odorano di frustrazione diventa materia per un trattato di psicologia. Un libro che potrebbe portare le firme di autori diversi, tutti corresponsabili della situazione. L’arbitro Orsato per esempio, la cui performance nel derby d’Italia di un anno fa mise sul piatto d’argento un successo troppo facile, che inorgoglì a sproposito i vincitori, costringendoli ad evitare di lottare per vincere. Cosa fondamentale in Europa, come si è ben visto, ma attitudine alla quale la Juventus è disabituata proprio in virtù di episodi come questo.
Altri capitoli del libro potrebbero scriverli in maniera ampia e convincente tutti quei giornalisti, opinionisti, veline con le cosce al vento ma con sapienze calcistiche ben riparate, quasi nascoste, che da mesi apparecchiano la tavola al padrone di casa al grido di “quanto è bello lui, quanto è bravo lui…” . Tanto hanno detto, tanto hanno scritto che alla fine ci hanno creduto davvero di essere i più belli e più bravi. Tutti, da Agnelli e Allegri in giù, rimirandosi nell’unico specchio rotto e bugiardo del reame, anziché affilare i muscoli e la testa per realizzare quanto bramato da decenni.