INTER BARCELLONA – Nel calcio, come nella vita, c’è chi se la fa sotto e chi getta il cuore oltre l’ostacolo per andare al di là dell’avversario e della sorte. Uno come Cristiano Ronaldo sa che ogni pallone tra i suoi piedi può diventare un mattone per costruire un altro successo, e giustamente pretende che chi gli sta vicino abbia lo stesso spirito. E quando ciò non succede non le manda a dire dietro. Ne è prova evidente il filmato comparso sui social ieri con CR7 che al termine di Juve Ajax guarda alla panchina, ai suoi compagni, e si passa una mano sul prezioso deretano per rimproverare a tutti di aver avuto paura.
C’è da comprenderla la delusione dell’extraterrestre che si rende conto di essere caduto in una fossa di comuni mortali. Uno come lui avrebbe potuto dare una mano il 20 aprile di 9 anni fa. I marziani di quella sera non si chiamavano De Ligt o Van de Beck ma Messi e Piquet, Pedro e Xavi . L’Inter di Mourinho seppe ribellarsi alla forza ed al talento di quella che forse è stata l’armata più splendida vista sui campi di calcio negli ultimi 20 anni. Non se la fece addosso nessuno quella sera, né in campo né sugli spalti (ok, i minuti dopo il gol di Pedro furono da diarrea ma durarono poco per fortuna), perché Lucio e Samuel, Milito e Stankovic e tutti gli altri erano gente che prendeva la vita a morsi, il pannolone non rientrava nelle loro abitudini.
Tutti ricordano i gol di Wesley, di Maicon e di Milito, ma pochi rammentano l’enormità della partita del più operaio dei nerazzurri. Goran Pandev non aveva i piedi baciati dagli dei del calcio come CR7 e lo sapeva. Ma quello che riuscì a mettere in scena quella sera resta da annali del calcio. Chi ne fosse ancora sorpreso dopo tanti anni vada a rivedersi l’azione del gol del colosso del 2 a 1 e poi ne riparliamo.
Quella sera del 20 aprile Cristiano Ronaldo non avrebbe avuto da mettersi la mano sulle chiappe, i deboli d’intestino non frequentavano la Milano nerazzurra in quegli anni. Lui in quella primavera del 2010 stava nel Real dei Galacticos, tante star, tanti soldi ma pochi successi. Faceva già il fenomeno, segnava già a raffica. In quella Inter perfetta, in quella serata magica, forse sarebbe entrato al posto di Balotelli a un quarto d’ora dalla fine. E alla fine anche lui sarebbe uscito con una gioia enorme e con le mutande immacolate.