(ID) Riccardo Cucchi: “Madrid notte indimenticabile. Di Moratti mi colpì…”
Nove anni fa, l’Inter sul tetto d’Europa. In esclusiva ai microfoni di interdipendenza.net Riccardo Cucchi, ‘narratore’ di quella sera al Santiago Bernabeu
Il 22 maggio 2010 è un giorno che l'Inter e i suoi tifosi non potranno mai dimenticare. Nove anni fa, nella notte di Madrid, l'Inter di José Mourinho conquista la terza Coppa dei Campioni/Champions League della storia nerazzurra. Non solo il tetto d'Europa, ma anche la conquista di uno storico Triplete, unica squadra italiana a realizzare questa impresa.
Al 'Santiago Bernabeu', Riccardo Cucchi e Francesco Repice sono le voci narranti di Radio Rai in quella serata storica per il popolo nerazzurro. La redazione di interdipendenza.net ha intervistato in esclusiva Riccardo Cucchi. Le emozioni di quella notte a Madrid, la seconda rete di Diego Alberto Milito, la figura di José Mourinho e quella di Massimo Moratti, con un retroscena sul presidente nerazzurro.
Nove anni fa, il 22 maggio 2010, è stata una notte indimenticabile per l'Inter. Sul tetto d'Europa per la terza volta, con la conquista dello storico Triplete. Emozioni a non finire, con la radiocronaca di Riccardo Cucchi e Francesco Repice. Quali ricordi ha di quella serata indelebile per il popolo nerazzurro a Madrid?
“La sensazione che potevamo essere testimoni di una serata storica per il calcio italiano e per quello interista. Sa, sono cresciuto – pur essendo un tifoso della Lazio – nel mito dell'Inter di Suarez, Mazzola, Facchetti. Di quella squadra ammiravo le imprese raccontate da Ameri alla radio e da Carosio in tv. E vedevo in Angelo Moratti il presidente ideale, perfetto: passione e intelligenza. Quella sera avrei potuto raccontare l'Inter vincente di un altro Moratti. Sarebbe stato magnifico. Ma ogni finale è ricca di insidie. Non ci sono certezze finché non la giochi. E i timori erano tanti”.
La doppietta di Milito, le parate di Julio Cesar, la forza della difesa nerazzurra, l'intelligenza di Cambiasso, l'anima del capitano Zanetti, la fantasia di Sneijder, l'umiltà di Eto'o nel fare anche il terzino e gli altri componenti della squadra. C'è un giocatore che ha lasciato il segno più di tutti nella notte al 'Santiago Bernabeu'?
“Tanti di quell'Inter. Difficile sceglierne uno. Fu la vittoria di un grande collettivo e di un grande stratega: Mourinho. Personalmente ho sempre ammirato il cuore, la corsa e la qualità di Zanetti. Un vero capitano, leale, generoso. L'ultimo ad arrendersi. Sempre”.
Una squadra cresciuta sotto la guida di José Mourinho. Un gruppo forte, con lo Special One che ha saputo dare importanza a tutti i giocatori. Qual è stato il punto di forza del tecnico portoghese?
“La capacità di motivare i giocatori, di farli sentire protagonisti, attori principali di un'impresa. Pretendeva molto da loro, li spremeva. Ma era capace di fare scudo, di proteggerli dirottando su di sé l'attenzione. Come deve fare un “capo”: assumersi le responsabilità. E poi era uno straordinario comunicatore. E naturalmente un raffinato uomo di calcio, capace di adattare le sue idee al tipo di giocatori che aveva a disposizione”.
Da Angelo a Massimo, la dinastia Moratti ha portato l'Inter al vertice del calcio europeo e mondiale. La passione della famiglia per i colori nerazzurri. C'è un episodio o un momento che ricorda in particolare su Massimo Moratti?
“Ricordo un pomeriggio nel quale aveva invitato i giornalisti nella sua splendida residenza. Approfittai dell'occasione per un'Intervista. E come sempre, mi colpì la sua straordinaria disponibilità, la sua eleganza di modi anche di fronte a domande scomode, che avrebbe volentieri evitato. Non ricordo da parte sua un solo gesto di stizza, di nervosismo, un tono di voce più alto. Di fronte a troppi esempi di maleducazione e volgarità che ci accompagnano ogni giorno, la sua gentilezza oggi sarebbe rivoluzionaria”.
Tornando alla notte di Madrid, durante la sua radiocronaca, qual è stato il momento più emozionante?
“Indubbiamente il secondo gol di Milito. Bellissimo. È stato emozionante per me nel giorno dell'addio al microfono, il 12 febbraio del 2017, essere a S.Siro. Prima della gara – Inter–Empoli di campionato – sullo schermo dello stadio sono passate le immagini di quel gol con il mio commento radiofonico. Un omaggio straordinario arricchito dallo striscione della Nord che ricordava le parole che pronunciai alla radio descrivendo proprio quel gol. Indimenticabile. Come la maglia nerazzurra che mi donò l'Inter : “una voce leggendaria che ci è entrata nel cuore” c'è scritto. Parole scolpite nella mia mente. Non dimenticherò mai la notte di Madrid. E non dimenticherò mai il calore della curva interista e l' affetto della società. È stato meraviglioso condividere emozioni così intense”.
La redazione di interdipendenza.net ringrazia Riccardo Cucchi per la disponibilità.
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