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Lionrock: il socio di Suning ha una strana concezione dei tifosi nerazzurri

Un articolo comparso ieri riporta le dichiarazioni di uno dei massimi vertici del fondo Lionrock a proposito dei tifosi dell’Inter

Il Sole 24 Ore ha proposto un interessante articolo di presentazione di Lionrock, il fondo d’investimento di Hong Kong che ha rilevato la quota del 31% dell’Inter da Erik Thohir, diventando  così partner di Suning. Nel pezzo si riportano le parole di Mr.Tom Pitts, che spiega le motivazioni che hanno convinto il fondo ad entrare nella società nerazzurra, le idee per supportare Suning, i progetti di crescita del gruppo e dell’Inter. “Il calcio è una macchina da soldi” dice l’autore, soprattutto in Italia, dove non è stata ancora ingegnerizzata dopo la fine delle presidenze di Presidenti ricchi e appassionati  come Moratti e Berlusconi. “Oggi il calcio è la principale industria di entertainment globale al mondo con in più la fenomenologia del brand”, nel quale l’Inter diventa un marchio da 30 milioni di tifosi, gran parte dei quali fuori d’Italia, con la conseguenza di spostare il baricentro della società nerazzurra e dell’intera serie A sempre più verso la Cina.

In tutto questo “LIonrock ha in mente un impero sportivo e commerciale da costruire attorno al club nerazzurro”, unendo intorno ad esso un certo numero di aziende italiane nella fascia tra i 100 ed i 200 milioni di fatturato che vogliano allargare la loro penetrazione in Cina.

Tutti concetti largamente condivisibili, seguiti poi dalla riflessione sulla caratura ormai multinazionale del brand Inter, sulla necessità di aumentare i ricavi per competere con i top club europei, sulla necessità del nuovo stadio. Prima di queste però risuonano le parole di Mr. Pitts che fanno alzare le antenne: “dalle partite in Tv fino al merchandising il calcio è quello per cui la gente è disposta a pagare…il calcio è una passione, noi vogliamo trasformare quella passione in business, far si che i tifosi dell’Inter spendano per la loro passione”.

A questo punto il lettore pacatamente interessato alle vicende societarie viene letteralmente scavalcato dal lettore tifoso, molto meno pacato, specialmente quando si discute della sua passione, vissuta con slancio e generosità nei confronti dei colori nerazzurri.

Sentirsi dire in faccia che la  passione per l’Inter sta per diventare l’esca per trasformarci tutti in bancomat cui attingere fa riflettere. In primo luogo perché  fino ad oggi tutti ci siamo cullati nel nostro sogno di un tifo ancora, legato ad un senso di appartenenza che ormai fa sorridere chiunque fuorchè i tifosi stessi. Tutti  sappiamo bene che il calcio ormai risponde più alle logiche della finanza che non  a quelle dello sport, ma nonostante ciò vogliamo continuare a vivere nella nostra realta un po' diversa, perché non ci siamo ancora stancati di entrare  a San Siro e continuare a sentire la pelle che si arriccia e lo stomaco che si agita per l’emozione.

In seconda istanza parole come queste potrebbero essere accettate (pur con le ovvie riserve) da tifosi che vedono la loro squadra vincere a ripetizione in Italia, competere fino alla fine in Europa, avere tutte le domeniche sotto i riflettori giocatori di primissima fascia in grado di  far esaltare ed esultare.  L’Inter non è certamente in questo stato paradisiaco, tutto’altro. Mr.Pitts forse non era allo stadio il 26 maggio scorso con l’Empoli, altrimenti queste parole le avrebbe certamente riservate per altre occasioni. Suning sta facendo miracoli ed i tifosi hanno sempre risposto, i 40 mila abbonati di quest’anno ne sono una conferma.  In poche parole, il circolo virtuoso deve partire dalla società, i tifosi non possono che seguire a ruota. Zhang Jindong e suo figlio Steven lo hanno capito alla grande, Mr. Pitts forse deve confrontarsi con loro al riguardo.

“Quanto siete fessi ad andare allo stadio, a farvi prendere in giro da quei 22 milionari in mutande” siamo abituati a sentircelo dire dalla moglie tutte le volte che ci vede partire agghindati con sciarpa e maglietta in un carnevale perenne. 

Che anche  il secondo socio dell’Inter ci faccia conoscere le sue intenzioni di spennarci vivi non è un bel sentire. Lo sappiamo, la nostra è la sindrome dell’eterno Peter Pan,  giochiamo con la nostra passione per non invecchiare,  ma il buon senso (se non la furbizia) di non farci sentire degli  ingenui sarebbe ben accetto.

I responsabili della comunicazione nerazzurra dovrebbero se non altro richiamare Mr. Pitts  ad una maggiore cautela, almeno per ora, e Steven Zhang  potrebbe da parte sua  addolcire la pillola magari con l’ok di Suning agli ultimi due acquisti  da urlo di questo mercato. Dopodichè anche dare ragione alla moglie sarebbe meno imbarazzante.