L’Inter ha disputato una gara di grande intensità condita da tenacia e perseveranza. I nerazzurri non si sono disuniti, né abbattuti dopo il momentaneo pareggio del Cagliari. È una squadra che comincia ad assumere le medesime caratteristiche di Antonio Conte. L’allenatore nerazzurro al termine del primo tempo è entrato negli spogliatoi scuro in volto. Non era contento della prestazione dei suoi ragazzi, quasi come a percepire un oscuro presagio.
Conte non è certo Mago Merlino, e non possiede alcuna bacchetta magica nè sfere che lascino presagire il futuro. Ha solo tanta esperienza, ed ha vinto molto in carriera. Sapeva benissimo che, così facendo, la squadra avrebbe rischiato di subire il pareggio. Ma lo stesso Conte sapeva che la squadra, la sua squadra, avrebbe perseverato nella ricerca del risultato pieno. Per lottare al vertice non sempre si può giocare come contro il Lecce. Contro squadre più esperte come il Cagliari non bisogna sbagliare l’ultimo passaggio. L’Inter, anche secondo Vecino, nel primo tempo ha sbagliato spesso il tocco finale. Con maggiore precisione avrebbe potuto controllare meglio gli avversari nella ripresa.
Ma si tratta di una squadra nuova e in fase di rodaggio, e Cagliari sarà un campo ostico per tutti. Conte può festeggiare questi tre punti grazie alla nuova coppia gol formata da Lautaro e Lukaku. Il primo è svettato più in alto di tutti ed ha depositato il pallone alle spalle di Olsen. Lukaku ha realizzato con estrema freddezza il rigore decisivo ottenuto grazie ad una giocata sublime di Sensi. E dire che Lukaku avrebbe potuto realizzare la sua prima doppietta italiana, se solo non avesse fallito una clamorosa occasione. Al di là delle difficoltà che fanno parte di un naturale percorso di crescita, l’Inter vince grazie anche a quella capacità di soffrire che deve essere propria di una grande squadra. Per il calcio champagne non c’è fretta.