Samuel Eto’o, protagonista dell'Inter storica del 2010, ieri ha annunciato il ritiro dal calcio giocato. La Gazzetta dello Sport, in edicola questa mattina, ha ripercorso le tappe più importanti del campione con la maglia nerazzurra.
“Il camerunese arriva a fine luglio, anno 2009, con Guardiola che lo scarica mentre Ibrahimovic fa il percorso inverso («Grazie a Pep con me l’Inter ha concluso il miglior trasferimento nella storia del calcio», ha raccontato Samuel diversi anni dopo). Dieci milioni di stipendio, un sms di Materazzi per convincerlo a venire a Milano, una telefonata con Branca per mettere in discesa l’affare e poi eccolo alla Pinetina.
Ego smisurato e personalità debordante, è l’uomo che sa vincere, il giocatore-squadra che diventa l’uomo del destino dell’Inter di Mou e Moratti: «Giocherò ogni partita come una finale, con me e Milito possiamo vincere tutto», dice appena sbarcato a Linate. Un’esagerazione? Niente affatto. Visto che José lo segue di lì a poco.
«Con quel signore lì noi possiamo vincere tutto», rilancia Mourinho dopo la sconfitta in Supercoppa con la Lazio a Pechino riferendosi a Samuel. Ci azzeccano in pieno entrambi. Con il numero 9 sulle spalle il Re Leone gioca 102 partite, segnando 53 reti. Ma è il 2010, che all’Inter fa rima con Triplete, che non si può dimenticare”.
INDIMENTICABILE A STAMFORD BRIDGE – Difficile ricordare un solo momento distintivo per Eto’o ma la partita contro il Chelsea a Stamford Bridge può essere quella indicata per mostrare quanto Samuel si sia messo a disposizione della squadra per un obiettivo comune: Eto’o ha giocato largo a sinistra facendo l’esterno/terzino contro i Blues, segnando anche il gol che ha congelato il discorso qualificazione.
Eto’o è stato anche decisivo nella finale di Madrid, in campo ma anche nello spogliatoio, con il discorso motivazionale affidatogli proprio da Mourinho. “Dopo il Triplete alza anche una Supercoppa italiana e un Mondiale per club (questi due trofei con Benitez) più un’altra Coppa Italia (con Leonardo in panchina) segnando 2 gol in finale al Palermo.
Poi, nell’estate 2011, il lungo tira e molla per andare dai russi dell’Anzhi. Moratti, quando l’addio è a un passo, gli rende onore: «Se succederà mi mancherà molto, Samuel. È un professionista serissimo, un top player nel vero senso della parola, ha saputo trascinare la squadra nei momenti di difficoltà». Lui saluta così: «Se c’è un Dio in terra, Moratti è Dio». È il 25 agosto 2011. Sono passati 8 anni, ma Samuel resta e resterà sempre l’uomo che ha cambiato il destino e la storia dell’Inter”.