Radja Nainggolan ha rilasciato un'intervista a La Repubblica per introdurre la gara di domenica tra il suo Cagliari e la sua ex squadra, la Roma. Il belga ha parlato anche della sua avvenura nerazzurra, confessando che “rosicherebbe” qualora i nerazzurri dovessero vincere lo scudetto, visto che in questa squadra ci sarebbe potuto essere anche lui.
Domenica tornerà all’Olimpico da avversario dei giallorossi. Nainggolan, le fa effetto?
«Certo. L’anno scorso non ci ho giocato con l’Inter, non so bene cosa aspettarmi allo stadio. Spero non mi fischino».
Cagliari invece cos’è per lei?
«Qui sono diventato uomo, e giocatore di calcio. È come tornare a casa. Cagliari è piccola, passeggio in centro, mangio una cosa fuori, vado dove mi porta il giorno».
Lì ha conosciuto sua moglie, che da mesi sta combattendo il tumore, trovando anche la forza di mostrarsi senza capelli.
«Claudia è donna forte e sta cercando di trasmettere pubblicamente un messaggio. Io sono più intimo, lei ha fatto una scelta ed è lei che deve decidere: vuol far capire che non bisogna vergognarsi, sono cose che bisogna combattere, una volta che ce le hai l’unica uscita è quella. Sta cercando di parlarne con persone, altre donne che hanno la stessa malattia per incoraggiarle a non vergognarsene mai».
Meglio l’amore di piazze come Roma e Cagliari o uno scudetto?
«Non ho mai pensato allo scudetto: non ho vinto niente ma non mi interessa, non cambierei nulla della mia carriera. Meglio stare dove mi apprezzano e mi vogliono bene».
Ma è diventato una plusvalenza.
«Assurdo dover vendere per forza i giocatori, così una società non potrà mai vincere. E si trasformano gli uomini in numeri».
L’Inter gioca la Champions e ce l’ha portata lei. Che effetto fa?
«Vero, l’Inter l’ho portata in Champions col gol decisivo, ma il merito è di tutti. Sono contento che siano veramente forti quest’anno, auguro loro il meglio».
E non le dispiacerebbe se vincessero lo scudetto?
«No, dispiacere no. Ma un po’ “rosicherei”: secondo me in quella squadra ci potevo stare».
Ma perché Conte, che la voleva al Chelsea, l’ha lasciata partire?
«La società su di me aveva preso una decisione. Lui alla società aveva chiesto dei giocatori. E se vuoi ottenere qualcosa devi anche dare. È strano trattare due anni fa un giocatore dicendo che non ne puoi fare a meno e due anni dopo non calcolarlo più: non mi pare logico».
Lukaku la chiamò quest’estate?
«Sì, l’ho sentito. Mi ha detto che stava andando a Milano, mi ha chiesto di aspettare: “Dai, quest’anno staremo insieme”, poi è successo il contrario».