Rispetto e riconoscenza a chi ha fatto grande l’Inter, i bolliti stanno altrove

Parlare di un giocatore che non ha mai vestito la maglia nerazzurra (Ozil) per dileggiare Massimo Moratti, infamare Sandro Mazzola (“un bollito” lo hanno definito in diversi)  per aver espresso un giudizio su Antonio Conte, a suo avviso nerazzurro si ma con qualche limite. Due social-episodi delle ultime ore, che devono spingere ad una riflessione perché a lasciar passare tutto sotto silenzio si corre il rischio di diventare complici di un modo iniquo di interpretare e rappresentare le cose del mondo e anche del calcio.

Rispetto e riconoscenza: due valori che lo sport dovrebbe amplificare, anche al di là dei giudizi e delle passioni personali divisive per natura, che vengono invece regolarmente sotterrati dal qualunquismo di un tifo sempre più miope e disumanizzato a causa di strumenti che costringono a focalizzare il minimo dettaglio perdendo di vista la totalità del fenomeno che si osserva.

E’ da maledire la necessità di semplificare, di abbreviare, di trasformare tutto in uno slogan, che spinge la massa ad evitare come la peste la riflessione più articolata. Chi cerca di ragionare e far ragionare oggi è un reietto: o tiri il pugno nello stomaco in tre righe oppure la pur minima complessità di approfondimento spaventa e viene regolarmente perculata.

Guardare i 90 minuti o il fatto di mercato con gli occhi del Fantacalcio e la logica delle 280 battute di Twitter è esercizio relativamente semplice quanto inutile. Ben più difficile, quasi impossibile per molti, è inquadrare gli avvenimenti nella dimensione complessiva, nella storia di una persona o di una società fatta di eventi che si susseguono, l’uno legato all’altro in una catena indissolubile.

Mazzola e Moratti non sono persone da giudicare con 280 battute, occorrono libri interi per raccontarli. La loro storia, il loro vissuto hanno fatto grande, immensa, questa società per la quale si sbandiera tanto amore senza saperlo riempire di contenuti concreti, come il rispetto e la riconoscenza appunto. E se all’amore si toglie il rispetto e la riconoscenza, cosa rimane?

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Giacomo Beretta