Mauro Icardi ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport uscita questa mattina, nel corso della quale ha affrontato diversi argomenti. Ovviamente si è toccato i tema della sua esperienza in Francia, del possibile riscatto e molteplici sono state le domande inerenti all'Inter.
Il suo concorrente diretto è Cavani.
«È concorrenza positiva. In questo periodo Edy era infortunato per cui ho avuto la possibilità di giocare subito. Ma quando tornerà a disposizione, toccherà all’allenatore scegliere il migliore da mandare in campo, in funzione della partita e delle caratteristiche di ciascuno. Con Edy ho un ottimo rapporto, non c’è rivalità, solo sana concorrenza».
Quanti gol si è fissato come obiettivo stagionale?
«Non lo faccio mai, ma voglio rispettare la mia media delle ultime stagioni. L’importante è che si tratti di gol che permettano al Psg di vincere dei titoli».
Il Psg punta alla Champions. Obiettivo possibile con un Icardi in più?
«Il Psg ha i giocatori giusti per far bene, ma la Champions è un trofeo ambito da tutte le grandi squadre. Questo non toglie che vogliamo fare del nostro meglio anche per far dimenticare ai tifosi le brutte esperienze delle ultime stagioni».
E se agli ottavi il Psg dovesse affrontare l’Inter?
«La vivrò nel migliore dei modi. Se toccherà a me andare in campo, da professionista darò il massimo per difendere la mia nuova maglia».
Meglio allora che l’Inter si concentri sul campionato?
«No, all’Inter non posso che augurare sempre il meglio in ogni competizione. A Milano ho ancora tanti amici».
Vista da Parigi, può essere l’anno buono per l’Inter per vincere lo scudetto?
«Sì, l’Inter ha ormai un allenatore come Conte che vuole vincere e giocatori che vogliono altrettanto. Spetta a loro continuare il lavoro che abbiamo cercato di fare anche noi prima per ridurre il gap con la Juve, che rimane comunque al top».
Però non ha lasciato la casa di Milano.
«Abbiamo casa a San Siro, ma ne stiamo costruendo anche una nuova (di fronte alla sede dell’Inter, ndr) perché Milano è la città dove vogliamo continuare a vivere quando avrò finito di giocare».
E come va la vita a Parigi?
«Per ora vivo in hotel, sto cercando casa, e non ho avuto tempo per fare il turista. Sono andato a vedere la Tour Eiffel e l’Arco di Trionfo. Comunque sono un tipo tranquillo. Mi piace stare in famiglia appena posso».
Insomma, meglio Parigi o Milano?
«Milano è una città splendida, ma è un po’ più piccola di Parigi che è altrettanto bella, di un altro livello. Spero di conoscerla meglio nei prossimi mesi».
Lei è arrivato al Psg in prestito con diritto di riscatto. Pensa di restare al termine della stagione?
«Per quest’anno sono al Psg e il mio obiettivo è dare il massimo per questa maglia. Poi a fine campionato, verso maggio o giugno, vedremo che succede. È ancora presto per dire qualcosa».
Come si trova con il nuovo allenatore?
«Tuchel è conviviale con i giocatori, ci parla molto, scherza, e ha cercato di mettermi a mio agio fin dal primo giorno. Penso di avergli fatto una buona impressione. Poi è ovvio mi chieda di fare gol. E comunque mi alleno duramente per dimostrargli di essere all’altezza del Psg».
Lei era capitano, leader e punto di riferimento dell’Inter. Al Psg invece si trova in uno spogliatoio con molte stelle e leader. Meglio così?
«È un po’ di diverso rispetto all’Inter, anche se poi non ho un vero metro di paragone perché non ho giocato in altre grandi squadre in passato. Qui però mi trovo bene e in fondo qui come all’Inter mi viene chiesta la stessa cosa: fare gol, che poi per un attaccante e per la squadra è la cosa che conta di più».
Lei si è ambientato subito bene. All’Inter invece Lukaku sta vivendo di alti e bassi. Perché secondo lei?
«Non mi sembra Lukaku stia vivendo un momento di difficoltà. Anzi, mi pare abbia iniziato bene, segnando subito un paio di gol. Poi anche lui si è infortunato e magari questo fatto ha sollevato le solite critiche, anche perché Lukaku rappresenta un grande investimento della società, ed è stato fortemente voluto da Conte, e deve dimostrare di essere all’altezza delle aspettative. Ma non è facile per nessuno giocare in Italia. La Serie A è il campionato più difensivo in Europa. Magari ha bisogno di un po’ più di tempo per ambientarsi, ma è uno che ha già segnato molto in carriera. Di gol ne farà ancora. Capita a tutti di attraversare un momento meno brillante. Poi quando riparti, non ti fermi più».
Che idea si è fatto della Ligue 1?
«Non seguo molto il calcio in generale, ma ero consapevole che si trattava di un campionato molto fisico e altrettanto difensivo».
Il 27 ottobre c’è già Psg-Marsiglia, una delle gare più attese in Francia.
«Ed è anche il compleanno di mia figlia! Ci siamo organizzati perché la mia famiglia sia allo stadio. So che è una specie di derby d’Italia, quel genere di gare che mi piace giocare».
Al Psg però ce n’è meno di pressione rispetto all’Inter.
«Alla pressione ci sono abituato da sempre, ma credo che aiuti il fatto che finora abbiamo vinto quasi sempre. E quando vinci va tutto bene. In Italia invece si era creato un circolo vizioso in certi ambienti giornalistici dove si finiva sempre per parlare un po’ troppo di qualsiasi cosa mi riguardasse. Qui a Parigi non è così».