Non conosceremo mai con esattezza le corde toccate da Antonio Conte per preparare la sfida di Reggio Emilia contro il Sassuolo. Ci piace pensare, immaginare, fantasticare che il mister – prima di parlare ai suoi ragazzi – abbia trascorso la vigilia chiuso nel suo studio, completamente assorto nei suoi pensieri. Magari ascoltando Francesco Guccini – poeta ed insegnante di vita – per prendere spunto dalle dolci parole di “Vedi cara”, una delle sue celebri opere letterarie. Guccini narra di come sia difficile parlare dei fantasmi di una mente. Il Sassuolo – sette vittorie nelle ultime nove partite – ha indossato gli abiti di bestia nera della Beneamata. Un avversario apparso – soprattutto nelle recenti stagioni – imbattibile. Un trauma difficile da elaborare, ma non per Conte, che ha centrato l'impresa con una naturalezza tale da far impallidire Freud e Jung.
Calma, virtù dei forti. Conte ha mantenuto la calma anche quando il Sassuolo ha sfiorato il 4-4 nel finale di gara. A onor del vero, il mister è parso sereno sin dal fischio iniziale, ed anche dopo il pareggio di Domenico Berardi, un altro spiritello che riesce sempre a far male ai nerazzurri, non ha battuto ciglio. In cuor suo avrà avvertito sensazioni positive, frutto di allenamenti soddisfacenti. Lautaro ha aperto le danze con uno straordinario gol – tiro a giro imprendibile per Consigli – ed avrebbe siglato – con largo anticipo – la sua personale doppietta se solo la terna arbitrale non avesse annullato una rete parsa valida. Giacomelli ha fischiato un fallo inesistente a Lukaku, capace di spostare Peluso e compagni con la sola forza di uno starnuto. E così è stato.
I gemelli del gol. Il gol del nuovo vantaggio nerazzurro appartiene ad un centravanti di razza che – chissà per quale arcano motivo – viene troppo spesso sottovalutato e bistrattato. Su assist di De Vrij – regista difensivo dai piedi divini – il possente Lukaku ha prima accartocciato il malcapitato Peluso, poi ha confezionato la ciliegina numero quattro del suo campionato. A quel punto, anche le orde di scettici e le vedovelle inconsolabili di Icardi, hanno dovuto alzare bandiera bianca. Finito? Neanche per sogno. Lautaro – El toro imprendibile con mezzi leciti, è stato atterrato in area con le maniere forti. Rigore sacrosanto che Lukaku – proprio lui – ha trasformato con freddezza e lucidità.
Finale col brivido. La ripresa ha visto l’Inter legittimare il successo con occasioni che fioccavano con la medesima frequenza con cui le foglie arrugginite cadono dagli alberi in autunno. Il poker lo ha servito Lautaro, implacabile nel trasformare un altro calcio di rigore fischiato per fallo ai danni di Barella. Ed è stato immediatamente dopo il poker che l'Inter, sentendosi al sicuro, ha sottovalutato i fantasmi del passato. Spiriti tornati prepotentemente a galla grazie a Djuric e Boga. Le capacità introspettive di Conte sono emerse anche nel momento più tetro per l'Inter. Straordinario il mister a chiudere, ermeticamente e definitivamente, il dispositivo di stoccaggio eretto a difesa di Handanovic.
Testa al Dortmund. Nonostante la preziosa vittoria, siamo certi che Conte avrà sicuramente qualcosa da rimproverare ai suoi ragazzi. Non si può – e non si deve – compromettere una gara praticamente dominata dal principio alla fine. Archiviato il grande spavento, l'Inter potrà dormire sonni tranquilli e preparare al meglio le partite contro Borussia Dortmund e Parma. I fantasmi di Sassuolo – adesso – non fanno più paura.