Roberto Baggio, il Divin Codino entrato a colpi di classe nella storia dell’Inter

Secondo Giorgio Gaber, ci sono due tipi di artisti. Quelli che vogliono passare alla storia, e coloro che si accontentano di passare alla cassa. Roberto Baggio appartiene alla prima categoria. Le sue giocate lo hanno assurto ad eroe immortale del calcio italiano. La sua esperienza in nerazzurro, ha vissuto pochi momenti di giubilo, ma tutti memorabili. I suoi gol sono legati indissolubilmente a due partite – entrambe terminate 3-1 per l'Inter – che lo relegano di diritto, nel Parnaso del club. 

25 novembre 1998. L’Inter deve battere il Real Madrid per superare il girone eliminatorio di Champions League. Non ci sono altre strade, e Gigi Simoni si affida a Ronaldo e Zamorano. Roberto Baggio parte dalla panchina. Dopo sei minuti, Zamorano sigla il vantaggio per l’Inter, ma Seedorf – che di lì a qualche tempo si stabilirà a Milano – pareggia quasi subito. La partita sembra bloccata, incanalata sull’1-1. A cinque minuti dal termine entra in scena Roberto Baggio. La consapevolezza appartiene a chi sa bene, che nella storia, reciterà sempre un ruolo da protagonista. Una doppietta straordinaria e il Real Madrid va in blancos. Il 3-1, con tanto di dribbling al malcapitato Illgner, fa esplodere San Siro. Pagine di storia, firmate Roby Baggio che non bastano per salvare la panchina di Gigi Simoni. Un errore, forse il più grave, di Massimo Moratti. 

23 maggio 2000. L’Inter di Marcello Lippi – il nemico di tante battaglie, voluto fortemente da Moratti – affronta il Parma di Alberto Malesani. In palio la qualificazione in Champions League. I rapporti tra Lippi e Baggio non sono idilliaci, e il Divin Codino è costretto spesso ad accomodarsi in panchina. Non quella sera, non a Verona, città degli amori impossibili – come quello tra Lippi e l'Inter – in cui conquisterà per sempre i cuori nerazzurri. Ronaldo è infortunato, e Lippi è costretto a ripiegare su Baggio. Sarà la sua fortuna. Il fantasista affianca Bobo Vieri in un atipico 4-4-2. Sul finire del primo tempo, Baggio s’inventa una punizione che beffa Buffon sul suo palo. Un’esecuzione magistrale, una traiettoria che farebbe impallidire Brunelleschi. Ma non è finita. È sempre Baggio a togliere le castagne dal fuoco a Lippi con un sinistro al volo. Il 2-1 proietta l'Inter in paradiso, e relega il Parma all'inferno. Zamorano chiuderà definitivamente i conti. Non fosse stato per Roberto Baggio, la prima stagione di Lippi in nerazzurro, sarebbe stata completamente fallimentare. Il Paul Newman di Viareggio saluterà qualche mese più tardi, senza troppi rimpianti, al termine di una sconfitta a Reggio Calabria. La sua juventinità non gli consentirà mai di comprendere l'interismo

Non è così per Baggio, tanto amato dal popolo nerazzurro, a lungo rimpianto e mai dimenticato. Si separa dall'Inter dopo aver posto il suo sigillo sulla qualificazione in Champions League. L'ultimo regalo a Moratti e all'Inter prima di ripiegare per sempre la maglia nerazzurra. Si congeda da vincente in una notte indimenticabile. La sua esperienza avrebbe potuto essere più ricca, ma Baggio è uomo saggio, e comprende che è giunto il momento di cambiare. Il saggio dimora nel mondo, e le gesta del Divin Codino appartengono a tutti gli appassionati che hanno avuto la fortuna di vederlo giocare.