Vedere e sentire Antonio Conte che dopo una sconfitta incredibile come quella di Dortmund si imbufalisce di fronte ai microfoni è come mettersi addosso un soprabito double face.
Da un lato può far piacere, perché emerge la tempra di quello che vorrebbe vincere sempre, l’uomo con i marroni al posto giusto per far ricordare ai giocatori che anche loro hanno in dotazione questi ammennicoli penduli e che visto il mestiere che fanno ed i soldi che prendono sarebbe logico attendersi che riescano a tenerli collegati con i neuroni per 90 minuti due volte alla settimana.
Dall’altro desta più di una perplessità, visto che la loquacità degli allenatori nerazzurri di fronte alle telecamere aveva già fatto danni evidenti in tempi non lontani e che era dunque logico attendersi che la “nouvelle vague” inaugurata dalla nuova dirigenza imponesse comportamenti ben diversi da quelli che hanno richiesto una vera e propria pulizia etnica nell’ultimo mercato.
Il tutto ovviamente rapportato ai concetti espressi ieri sera dal mister, nei quali si legge un fondo di verità quando parla di stanchezza dovuta alla limitatezza del gruppo che ha a disposizione, peraltro figlia del budget disponibile in sede di mercato, dell’esigenza di rispettare i vincoli del FFP e della programmazione alla quale ieri sera ha confermato di aver anch’egli partecipato.
La delusione di Conte per la mazzata del Westafalenstadion è comprensibile ma doveva esprimerla a quattr’occhi con la dirigenza. Se va in TV a fare quelle affermazioni è logico che la gente si chieda perché e cui prodest. Anche perché conosceva la rosa dell’Inter ben prima di occuparne la panchina, ha gestito il mercato insieme a Marotta, ha chiesto e ottenuto (quasi) tutto quello che voleva e tutto quello che le possibilità di budget mettevano a disposizione.
Dunque, senza alcun intento polemico, solo qualche domanda per il mister:
– Visto che ne ha parlato lui stesso, ci fa sapere qualcosa di più sulle situazioni nelle quali non doveva fidarsi?
– Che senso ha parlare di rinforzi due mesi prima dell’apertura della prossima finestra di mercato (che, come sempre d’inverno, vedrà circolare pochi quattrini e ancor meno buoni giocatori)?
– Ma soprattutto, può farci sapere cosa è successo durante l’intervallo di Dortmund? Sul 2 a 0 a metà gara, con l’inerzia della partita che soffiava alle spalle dell’Inter, con il Borussia che prevedibilmente sarebbe rientrato in campo con il coltello tra i denti per cercare di ridurre subito le distanze, con le sue capacità ben conosciute di motivare i ragazzi, cosa ha annientato la lucidità, le geometrie e la voglia di vincere del primo tempo? Solo una annotazione per il mister, prima di rispondere a quest’ultima domanda: il black out nel secondo tempo era già successo a Barcellona, quando i ragazzi non avevano ancora tanto acido lattico nei muscoli. Ma lì c’erano Messi e Suarez…