Vecino e Barella. Il primo spesso accantonato, poi costretto ai box; il secondo proviene dal Cagliari. Basterebbero questi due nomi per smontare alcune tesi illustrate recentemente da Antonio Conte. Nel 2-1 con cui i nerazzurri stendono il Verona di Juric – bene nel primo tempo – c'è il loro zampino. Senza gli infortuni di Vecino, D’Ambrosio, Sanchez e Sensi – ai quali bisogna aggiungere quello più recente di Politano – l’Inter avrebbe potuto contare sui ricambi necessari per garantire a qualche titolarissimo di rifiatare. Sicuramente la valutazione dell’attuale rosa – da parte di Conte – sarebbe risultata meno pessimistica.
Primo tempo, Inter prigioniera dei fantasmi di Dortmund. Senza la perla di Barella, l’Inter starebbe ancora recriminando contro un Verona volenteroso, certo, ma anche piuttosto modesto. È vero, Barella proviene dal Cagliari e non ha ancora vinto – parole di Conte – ma è altrettanto vero che si cresce in campo. E, soprattutto, per competere per grandi obiettivi, bisogna giocare in grandi squadre. Barella sta crescendo, anche nell’esperienza, partita dopo partita. L'Inter dei primi quarantacinque minuti ha ancora addosso le scorie della sconfitta in Germania, ed il Verona, complice un errore di Handanovic – fallo su Zaccagni – ne approfitta. Il rigore di Verre è ineccepibile, e la strada si fa subito in salita.
Secondo tempo, è garra sarda. Conte dovrebbe sempre seguire la razionalità e accantonare – soprattutto quando perde o non vince – l’emotività. Stiamo parlando di un allenatore tra i più bravi del mondo. Se evitasse determinate dichiarazioni – condivisibili nella sostanza ma non nella forma – aiuterebbe la società a gestire al meglio le pressioni provocate da un risultato negativo. Quella stessa razionalità che ha consentito di guidare brillantemente i suoi ragazzi sullo 0-1. Vecino e Barella, la garra charrua e l'audacia sarda. Un mix letale, una nuova garra sarda che ha mandato al tappeto Juric e i suoi adepti. Per buona pace di chi era già pronto ad osannare la parola crisi.
Gennaio e le attese. L’Inter avrebbe potuto – forse – operare meglio in sede di mercato, ma alla società non si può rimproverare nulla. La crescita è costante. Se i nerazzurri sono davanti alla Juventus – in attesa della sfida contro il Milan – il merito è di tutti. Uniti, sempre, nella buona e nella cattiva sorte. Anche con un briciolo di pazzia, perché l'Inter, semmai qualcuno lo avesse dimenticato, è Pazza, ma ai suoi tifosi piace così.