Nel corso di un convegno organizzato presso l’Università di Oxford, Andrea Agnelli ha parlato dei rischi di “recessione” cui il sistema calcio così come lo conosciamo sta andando incontro.
Il presidente bianconero individua diverse cause : la “cannibalizzazione” dei 5 campionati europei maggiori (Premier, Serie A, Liga, Ligue1 e Bundesliga) rispetto a tutti gli altri tornei nazionali, la mutazione genetica degli interessi degli adolescenti, sempre più assorbiti da mondi reali o virtuali diversi e lontani dal pallone che rotola, e infine il razzismo che dilaga in molti stadi.
Un mix micidiale che in futuro porterebbe a danni economici ingenti per i valori economici dei club. Secondo quanto riportato da Calcio e Finanza.it, Agnelli ha poi aggiunto una considerazione secondo la quale “il sistema così com’è, per chi si chiama Juve, Real o Bayern, funziona e potrebbe andare avanti all’infinito”. Ci sentiamo di escludere l’ipotesi che Agnelli pensi all’esclusivo interesse dei club citati e dei pochi altri in grado di reggere l’impatto con la modernità che cambia i parametri di riferimento fino ad oggi conosciuti, e, non avendo dati e conoscenze approfondite sulla generalità del problema, ci limitiamo ad una riflessione puramente “italiana”.
Agnelli pecca quando arriva alla conclusione senza chiedersi il perché, la genesi, di questi rischi, almeno dalle nostre parti. Dimenticanza? Esigenze di sintesi? O forse necessità di bypassare argomenti che si rivelebbero alquanto spinosi ?
Si è chiesto ad esempio quanti danni abbia fatti e faccia tuttora al calcio il tempo passato e le risorse impiegate nei tribunali per i fatti di Calciopoli anziché sui campi o, meglio ancora, sui campi scuola per i ragazzi?
Si è preoccupato di approfondire l’effetto boomerang su tutto il calcio del comportamento di chi ha permesso che la malavita sguazzasse nelle curve dei nostri stadi?
Si è chiesto quanto devastanti siano gli effetti di un regolamento caotico e volutamente lasciato alla discrezione umana quando il VAR potrebbe risolvere in maniera chiara e trasparente il 99% dei fatti contestati che avvengono in campo?
E si è chiesto se non sia il caso di chiedere alla FIGC di cambiare immediatamente i vertici dell’AIA non solo per le polemiche sul VAR ma vieppiù dopo che una tesserata, Elena Proietti, assessore allo Sport del comune di Terni è stata colpita da un pugno sul terreno di gioco ed espulsa dal settore arbitrale per aver parlato di questa cosa in pubblico senza ricevere la pur minima solidarietà dai vertici degli arbitri?
La recessione del calcio italiano ha un solo grande problema che spicca su tutti gli altri, anche sulla pirateria: si chiama credibilità, quella autorevolezza figlia dell’equanimità e della trasparenza, oggi minata, osteggiata, stuprata da anni da comportamenti singoli o associati in nome del tornaconto di pochi.
Si faccia queste domande Agnelli, e si dia le risposte. E magari, mentre nessuno le vede, faccia anche un bel mea culpa.