Ibrahimovic Inter – Chi nasce fuoriclasse è destinato a morire fuoriclasse. È uno status che appartiene ai migliori e che non scompare con il passare del tempo. È un diritto incorruttibile acquisito alla nascita. Ecco perché Zlatan Ibrahimovic, nonostante i suoi 38 anni, è un inossidabile fuoriclasse. In Italia così come in Inghilterra, USA, Spagna o Francia. Ed ecco perché l'Inter farebbe bene a metterlo sotto contratto. D'altronde, se gioca ancora Buffon – che fuoriclasse non è – lunga vita ad Ibra.
Fisico integro, preparato affrontando brutti ceffi nel “tranquillo” ghetto di Malmö, perfezionato con il taekwondo, lo svedese di origine jugoslava (papà serbo, mamma croata) è una garanzia per chi vuole assaltare al titolo nazionale. Presuntuoso il giusto, antipatico ai più, Ibracadabra è il campione che non si considera secondo a nessuno, si sente migliore di tutti e che, molto probabilmente, in virtù di ciò, finisce per esserlo davvero.
Nel calderone ribollente dei social c'è già chi ha detto no alla minestra riscaldata! A costoro, senza offesa, suggeriamo di passare in rassegna i gol che, fino a qualche giorno fa, lo svedese ha continuato a mettere a segno. Semmai poi dovessimo assimilare Ibra a qualche pietanza già cucinata e riproposta, con molta probabilità sarebbe un'aragosta ripassata alla griglia accompagnata da un contorno di ostriche. Mica cotiche e fagioli.
Lo svedese all'Inter è qualcosa di pazzescamente popolare, mentre chi si ostina a vederlo sul viale del tramonto è miseramente piccolo borghese per cultura e visione sociale. In campionato come in Europa, il ragazzone che si paragona al Dio del calcio, in questa Inter già in rampa di lancio, sarebbe la punta diamante in grado di scalfire la roccia; l'asta per saltare più in alto. E allora sì: Ibra sarebbe il Sergej Bubka nerazzurro. D'altronde, se Buffon è tornato alla Juve per vincere quella Champions che gli è sempre sfuggita, perché Ibrahimovic non può tornare all'Inter per fare lo stesso?