L’Inter di Antonio Conte ha abituato i suoi tifosi ad una intensità nei 90 minuti che avevano dimenticato da tempo. Alla base di questo atteggiamento senza dubbio c’è il lavoro del tecnico sulla testa dei ragazzi e quello del preparatore atletico Pintus sulle loro gambe, in campo si corre di più e soprattutto si corre meglio rispetto al passato.
Lo dicono le statistiche, con Brozovic campione incontrastato come al solito grazie ai 12,6 km percorsi ogni domenica, ma anche gli 11,2 di Barella e degli altri 5 che macinano più di 10 km di media (D’Ambrosio, Gagliardini, Biraghi, Skriniar e Bastoni). Sono numeri che spiegano molto di una squadra che riesce ad andare in gol 6 volte in più della Juventus capolista, 26 contro 20.
Un dato forse poco conosciuto riguarda le frequenze con cui l’Inter va a segno nei vari momenti della partita. Le statistiche dicono che 9 dei 26 gol (ben il 35%) arrivano nel quarto d’ora compreso tra il 15mo e la mezz’ora del primo tempo, quasi a significare che, dopo un primo momento di studio dell’avversario, i ragazzi di Conte riescono a centrare l’obbiettivo grosso con una certa regolarità.
Altri 6 gol (23%) arrivano tra il il 60mo ed il 75mo, dunque nella fascia centrale della ripresa. 4 i gol negli ultimi 15 minuti della partita, 1 solo nei primi 15’. Gli altri 6 sono equamente ripartiti tra il 30mo ed il 45mo del primo tempo ed il primo quarto d’ora della ripresa.
Ma i secondi 15 minuti della prima frazione sono anche quelli in cui più frequentemente l’Inter paga pegno agli avversari. 4 dei 12 gol incassati da Handanovic in queste prime 12 giornate arrivano proprio in questo range, altri 3 tra il 79mo ed il 90mo, quando forze e lucidità iniziano a scarseggiare. Un solo gol nel primo quarto d’ora, nessuno in quello finale del primo tempo. Nei primi 15’ della ripresa gli avversari hanno bucato 3 volte la rete nerazzurra, 1 sola volta nella frazione centrale del secondo tempo.