Inutile nascondersi dietro ad un dito, una bella fetta del futuro dell’Inter passa domani sera da Praga , città delle cento torri, città di maghi ed alchimisti, gente che mescola realtà e fantasia, trucchi e abilità per stupire attraverso il fascino del mistero.
L’Inter che domani andrà a giocarsi il destino europeo nella Repubblica Ceca non ha niente di misterioso, ridotta com’è ai minimi termini dagli infortuni. L’arcano più profondo in queste ore è se al posto di Barella giocherà Borja Valero o Candreva, spostato al centro in una posizione che occupò l’ultima volta lo scorso anni di questi tempi con il PSV. Basterebbe questo ricorso storico per toccare ferro e cambiare rotta.
Cento torri da scalare, più o meno una per ogni minuto di gioco, per convincere e convincersi che il vento è cambiato davvero anche in Europa e che, con squadre come lo Slavia, l’Inter può starci dentro anche con i cerotti. Gli anni scorsi la litania delle lamentele per gli acciacchi avrebbe già pervaso il Meazza, la Pinetina e gran parte dei tifosi, tutti pronti a cavarsela in caso di uscita con l’alibi degli assenti causa malasorte. Qualcuno ha pensato che con le conferenze stampa degli ultimi tempi, Antonio Conte abbia già fatto qualcosa di simile, abituati al maniavantismo che impera in ogni angolo di vita della nazione.
Ma un elemento di rottura con il passato c’è: quella voglia, già messa in mostra nelle due trasferte a Barcellona e a Dortmund, di volare oltre l’ostacolo nonostante tutto, quella “vis” che viene da dentro per infiammare le gambe e rendere lucida la testa, figlia del lavoro di Conte, da sempre portatore sano di questa malattia. E anche il mister sa che non può fare a meno di volare alto, per allontanare dalle sue spalle quella fastidiosa etichetta di toccasana per i campionati ma carneade in Champions League.
Si può volare a vita rasoterra per procurarsi il cibo, come facevano tutti i gabbiani nella fiaba/romanzo di Richard Bach; il gabbiano Jonathan Livingston no, lui preferiva rischiare, volando sempre più in alto, anche a costo di cadere pur di raggiungere l’eccellenza, per non essere uno dei tanti. L’Inter e Conte sanno che domani a Praga non saranno sufficienti voli a bassa quota per ambire agli ottavi di Champions, chiunque andrà in campo dovrà rischiare di bruciarsi le ali per portare a casa quella vittoria che aprirebbe le porte ad un serata memorabile, a San Siro con il Barcellona, due settimane prima di Natale. La letterina per il vecchietto con le renne e la barba bianca è partita da tempo.