Inter Lukaku, il Corriere dello Sport risponde alle accuse di razzismo

Nella giornata di ieri ha suscitato molte discussioni il titolo del Corriere dello Sport, che nell'introdurre il match tra Inter e Roma ha dedicato la prima pagina a Lukaku e Smalling, parlando di Black friday.

Non hanno tardato ad arrivare le accuse di razzismo, con tanto di risposta dello stesso giocatore nerazzurro, che ha definito quello del quotidiano romano uno dei titoli più stupidi mai visti. Nella serata di ieri poi è arrivata la notizia che il quotidiano è stato espulso da Trigoria e Milanello per un mese. Questa mattina è arrivata la risposta del Corsport.

“Accusati da un grottesco tribunale popolare, siamo stati squalificati per un mese dalla Roma e dal Milan. Sembra uno scherzo, invece è tutto vero. Fino a gennaio non potremo più entrare nelle case dei due club a trazione americana. Perché? Il nostro titolo di ieri mattina, completamente travisato passando da una tastiera all’altra come in una web tv senza cavi, ha attirato l’attenzione internazionale e dato voce al livore di chi, per malafede o ignoranza, o al limite per la pigrizia di non voler leggere, ha pensato che l’espressione «Black Friday» associata alle figure di Lukaku e Smalling, due protagonisti annunciati di Inter-Roma, in programma oggi, venerdì appunto, contenesse un significato razzista. 

Sarebbe bastato appunto spulciare l’occhiello e il catenaccio, che nel gergo giornalistico sono le parole scritte rispettivamente sopra e sotto al titolo principale, per capire che il Corriere dello Sport-Stadio non voleva in alcun modo denigrare, o peggio deridere, i calciatori. Semmai rimarcarne l’importanza, utilizzando un’espressione assai comune nei centri commerciali, come esempio virtuoso di integrazione. Il proposito era associare la centralità tecnica dei due professionisti al valore di due uomini impegnati contro ogni forma di discriminazione. L’articolo, richiamato in prima pagina, a firma di Roberto Perrone addirittura sottolineava il ruolo di Lukaku e Smalling come testimonial contro i “buu” da stadio. 

 

Invece in mattinata, dopo qualche post su Twitter dei soliti professionisti dell’odio, la Roma ha incendiato il web attraverso il profilo inglese controllato dal direttore dell’area digital, Paul Rogers, diventato famoso su questi schermi quando negò di essere se stesso per sottrarsi alle domande del nostro inviato a Londra. Da quel momento, è partito il linciaggio. E’ stato bravo Fonseca, l’allenatore di una società che ha cavalcato l’onda di malessere, a rispondere con equilibrio: «So che non voleva essere un titolo razzista, ma sono state parole poco felici». Non avrebbe potuto, del resto, delegittimare l’assalto di Rogers, ma ha saputo distinguersi con stile dal marasma. Lo stesso hanno fatto alcuni media, come il sito de Il Foglio che ha intervistato il nostro Perrone e ha difeso la nostra scelta: “Evviva il Black Friday” titolava il pezzo firmato da Giovanni Battistuzzi. Anche alcuni conduttori di programmi radio e tv come Giuseppe Cruciani e Giovanni Capuano si sono schierati dalla nostra parte. Non ci saremmo mai aspettati di ricevere solidarietà per una pagina così normale. 

 

Il resto del popolo dei social ha preferito sovvertire la realtà pur di alzare i toni della protesta. C’è chi ha chiesto le dimissioni del direttore Ivan Zazzaroni, chi ha auspicato la chiusura di un quotidiano che ha una storia lunga quasi un secolo. Eppure nessuno ha detto una parola negli scorsi mesi, quando il Corriere dello Sport-Stadio ha preso posizioni molto dure contro il razzismo, appoggiando le istanze dello stesso Lukaku e di Balotelli, plaudendo alle iniziative dei club (la Roma in primis) che stigmatizzavano gli episodi di razzismo, chiedendo a gran voce un intervento dalla Lega che alla fine è arrivato, sia pure in ritardo. Ma questo non faceva notizia. 

 

Fa molta più notizia che la Roma e il Milan scrivano un comunicato congiunto chiudendo ai nostri giornalisti i centri sportivi di appartenenza. Avete idea di quanti “like” si possono conquistare sui social andando contro un giornale? Strategia facile e un po’ vetusta: “dagli all’untore” era un’espressione manzoniana. E’ curioso che, come in una punizione scolastica, le società stabiliscano che sì, il titolo è razzista, ma poi in realtà non siamo così male, perciò possiamo rientrare in campo a gennaio, dopo un mese di sospensione. Ringraziamo per l’indulto anticipato. E ricordiamo alla Roma, la quale assicura di non volerci più fornire interviste, che l’ultimo colloquio autorizzato, con tanto di interprete e due professionisti dell’ufficio stampa a vigilare sui contenuti, risale all’aprile 2018 (Cengiz Ünder), poco prima della semifinale di Champions contro il Liverpool: insomma, se non volete parlare con noi perché non sapete accettare la nostra libertà di critica, il Black Friday non c’entra. E’ meglio chiamarlo Black Out. 

 

Nel clima delirante della giornata, con collegamenti della Cnn e centinaia di righe scritte da siti inglesi, tedeschi, spagnoli, Fiorentina e Borussia Dortmund, hanno commentato per ultimi la vicenda i due calciatori coinvolti. Sempre attraverso i social, Lukaku ha parlato di «titolo più stupido che abbia mai visto» mentre Smalling ha parlato di prima pagina «insensibile e sbagliata» richiamando i nostri giornalisti a «prendersi le proprie responsabilità». Per loro, che sono professionisti straordinari, siamo sinceramente dispiaciuti: non era nostro intento ferirli, semmai esaltarli. Perciò continueremo a combattere il razzismo. E l’ignoranza”.