Pugno duro Inter: La Gazzetta confessa da che parte sta
Dopo il segnale di ieri con l’annullamento della conferenza stampa di Conte erano attese le risposte della stampa: una su tutte sorprende
30 e lode alla società Inter, che prende il toro per le corna una buona volta e dà una bella spazzolata sulle gengive dei tanti giornalisti di carta stampata e Tv che anche stamani dimostrano di non aver capito o di far finta di non capire.
Cosa non hanno capito?
Che questi signori non possono più impunemente dedicarsi ai penosi peana di una squadra e di una società, mettendo in ridicolo la funzione di un giornalismo che tanto ha dato nei tempi passati al calcio italiano salvo poi, per ricostruirsi una parvenza di immagine, alzare i toni in maniera becera ed offensiva nei confronti dell’Inter.
Che l’Inter dei cinesi è questa e con questa devono fare i conti d’ora in avanti . Qualcuno può essere rimasto sorpreso dalla decisione della società ripensando magari ai tempi in cui il Marotta bianconero concedeva molto perché poteva permetterselo, perché molto aveva avuto. Qua invece siamo in trincea da anni, il trattamento che l’Inter ha ricevuto in questi anni dal giornalismo italiano ce lo ricordiamo bene. Adesso iniziano a conoscerlo sulla sua pelle anche Steven Zhang e Marotta. Chi non si aspettava una reazione era un povero illuso.
Che Suning (per fortuna) è questa, si mettano pure l’animo in pace, si fa come dicono loro. Uno dei pochi ad aver capito tutto, come spesso accade ultimamente, è Maurizio Pistocchi che ieri ha centrato l’obbiettivo in un post di poche parole “Sparare nel mucchio non serve a niente: se Suning non comincia a investire in pubblicità su giornali, tv e emittenti radiofoniche non otterrà nessun risultato. “Seguire i soldi” G.Falcone. “ Chi si aspettasse i soldi di Suning farà bene a chiedere il reddito di cittadinanza.
Che la perdita di lucidità porta a risultati strani (insperati da parte nostra). La Gazzetta stamani conclude la propria astiosa risposta così: “ Punire tutti, e spiegare nel comunicato che si tratta di un “messaggio” rivolto alla intera comunità di chi si occupa dei nerazzurri, non è da Inter. Un club che si è guadagnato la generale simpatia anche quando non vinceva. Anzi, soprattutto quando non vinceva.” In poche parole una vera e propria confessione, racchiusa in quell’”anzi soprattutto…” a notificare urbi et orbi che l’Inter che insidia la Juventus prima nell’ambito economico e poi in quello sportivo non è più “attraente” come quella che arrancava dietro le prescrizioni del Settlement Agreement.
Che chi come il dr. Cucci ha passato lunghi anni a difendere Moggi ed il suo operato non può definirsi amico di nessun interista vero. Se Conte e Marotta lo fossero è affar loro. Una cosa è certa: allenatore e Ad non avranno il Dna nerazzurro, ma di sicuro questa vicenda ha avuto il grande merito di compattare intorno a loro anche le frange dei tifosi più sospettosi Un bel boomerang insomma.
80 anni Cucci, 82 Moggi: in un paese normale a quell’età di solito si va ai giardini a dar da mangiare ai piccioni, in Italia questi ancora parlano su giornali e TV. E poi si lamentano se i giovani più brillanti scappano all’estero….