Inter, Lukaku racconta: la scelta nerazzurra e l’impatto con la serie A
L’attaccante nerazzurro ha parlato al New York Times, una lunga intervista dove Lukaku si è soffermato su vari argomenti
Una prima parte di stagione da protagonista, 12 reti in serie A, secondo nella classifica marcatori alle spalle di Ciro Immobile. Romelu Lukaku ha già conquistato l'Inter, non solo per i gol segnati, ma anche per l'altruismo mostrato in molte circostanze, come sabato sera quando ha lasciato al giovane Sebastiano Esposito il calcio di rigore.
Lukaku è stato intervistato dal New York Times. Molti gli argomenti trattati, come il suo arrivo in Italia. “Ho voluto iniziare nuovamente da zero in modo da 'ricostruire' la mia reputazione. Non porto rancore alla Premier: il Regno Unito è stato buono con me”, le parole del giocatore belga.
Un campionato difficile quello italiano, come detto anche da Cristiano Ronaldo. “Cristiano Ronaldo mi ha detto che questo è il campionato più difensivo e più duro del mondo. Ha detto di aver segnato gol ovunque, ma questo è stato il posto più difficile per farlo. E se Cristiano Ronaldo pensa che sia difficile, allora deve essere davvero difficile. È più difficile dell'Inghilterra: in Premier si gioca un calcio più intenso ma qui è un altro modello di gioco”, così Lukaku.
Sul razzismo: “Segno, vinco e vado a casa. Mi sono confrontato molte volte nella vita con situazioni di questo tipo, poi costruisci una sorta di guscio. Tiro fuori la rabbia sul campo”.
Sulle caratteristiche di Lukaku, l'attaccante spiega: “Non si parla mai della mia abilità quando sono paragonato ad altri attaccanti. Il mio dribbling è buono: posso fare un doppio passo, posso saltare un avversario. Ricordo un commento di un giornalista che diceva che lo United non avrebbe dovuto prendere Lukaku perché non è un calciatore 'intelligente'. Giocatori come Thierry Henry, Nicolas Anelka, Marcus Rashford, Anthony Martial sono considerati sempre tecnici e di qualita. È solo che alcuni giocatori sono sempre visti in un modo particolare”.