Inter, storia di un ex dalle luci della ribalta alle accuse di terrorismo
Hakan Sukur arrivò all’Inter nell’estate del 2000. Oggi è perseguitato dal regime turco che lo accusa di aver partecipato al colpo di stato contro Erdogan
Hakan Sukur arrivò all’Inter nell’estate del 2000, Milano voluto da Lippi per 13 miliardi delle vecchie lire, tra squilli di tromba senza che ad essi seguissero risultati importanti. In quella stagione contò 34 presenze e sei gol. Il “Ronaldo del Bosforo” arrivò in Italia reduce da alcune stagioni di altissimo livello nel Galatasary. Poche settimane prima di lasciare il club turco per l’Inter aveva trionfato nella finale di Coppa Uefa di Copenaghen contro l’Arsenal vinta ai rigori. Una volta appese le scarpette al chiodo, nel 2011 Sukur divenne parlamentare nel suo paese, eletto con il partito del premier Erdogan. Le sue fortune politiche finirono però assai presto. Nel 2013, lo scandalo della tangentopoli turca travolse diversi esponenti di spicco del partito di Erdogan. Il premier turco individuò nell’imam Fethullah Gulen il responsabile di quei fatti. Sukur era molto vicino a Gulen e da li iniziarono i suoi problemi. Alla fine, nel 2105, Sukur e la sua famiglia furono costretti all’esilio negli Stati Uniti, in seguito a un mandato d’arresto emesso da Erdogan nei confronti dell’ex giocatore
Oggi vive a Washington e sbarca il lunario facendo l’autista di Uber. L’ex nerazzurro ha parlato della sua situazione al giornale tedesco Welt am Sonntag. Erdogan gli ha tolto tutto, diritto di libertà, di espressione, di lavorare. Quando ha lasciato la Turchia suo padre è stato imprigionato e gli sono stati confiscate tutte le proprietà. Sukur ha riferito di essere stato accusato ingiustamente di aver svolto un ruolo attivo nel golpe. Per questo oggi nel suo paese è dipinto come un traditore o, peggio ancora , un terrorista. “Sono un nemico del governo, non dello Stato o della nazione turca. Adoro la mia bandiera e il nostro Paese” ha concluso Sukur.
Negli Usa l’ex nerazzurro ha tentato anche di mantenere vivo il suo interesse per il calcio. Aveva progettato l’apertura di un centro sportivo ma anche questo disegno era fallito, “la gente aveva paura a farsi vedere con me” aveva confessato.