Inter Juventus, Zhang e Agnelli una cena dai mille risvolti
“Abbiamo una posizione simile. Nutro grande rispetto per Steven, abbiamo discusso dell’epidemia un paio di settimane fa, quando è venuto a cena casa mia…” Questa la dichiarazione di Andrea Agnelli comparsa oggi su tutti i media e social. Il discorso del presidente bianconero è ampio, affronta tutti i temi caldi del momento dal calendario impossibile alle misure per fronteggiare il virus maledetto. Ci tiene però, con precisione sabauda, a far conoscere al mondo intero che Steven Zhang e lui hanno cenato insieme recentemente. E’ evidente, il momento impone di mettere da parte ogni piccolezza per affrontare in maniera sinergica e strategica le emergenze del momento. Ma perché Agnelli chiama a cena a casa sua il Presidente dell’Inter e non quello del Milan, della Roma, della Lazio o dell’Atalanta?
Difficile ipotizzare che a tavola si sia parlato solo di Dal Pino e coronavirus. Molto più probabile è che Agnelli abbia metabolizzato ciò che le analisi vanno dicendo da tempo ovvero che sotto la guida di Suning, l’Inter è l’unica società in grado nel breve periodo di raggiungere la dimensione economica della Juventus. La crescita del fatturato nerazzurro è un trend costante, le limitazioni dell’UEFA sono ormai un lontano ricordo, gli sponsor danno una mano notevolissima. Tutto ciò mentre in casa bianconera qualche scricchiolio inizia a manifestarsi. Le perdite del primo semestre non promettono niente di buono, l’obbligo di portare a casa 150 milioni di plusvalenze per non incorrere nelle ire del FFP neanche. Avranno parlato del big match di domenica sera, di Sarri, Marotta e Conte? Non ci scommetteremmo un euro alla Snai.
I due tra l’altro, proprio oggi si sono incontrati a Londra ad un evento sul futuro del calcio europeo dove erano entrambi relatori. E, guarda caso, proprio oggi dalla capitale inglese, Agnelli ha lanciato la sua ultima provocazione: una società come l’Atalanta merita di partecipare alla Champions? Con ciò volendo sottintendere che una stagione sportiva di grande livello non può assicurare un posto nell’Europa dei grandi se non si ha storia, blasone e palmares adeguati. E dunque rilanciando il suo progetto di Super Champions destinata alla schiera ristretta di top club più qualche altra società gentilmente invitata. Progetto che, a dire del Presidente ECA, smuoverebbe una montagna di denaro destinato alle società ma che ha già trovato lo stop dell’Uefa e di diverse leghe nazionali.
E verosimile che Agnelli e Zhang abbiano parlato (anche) di questo durante la cena? Dire di si sembra scontato senza tema di cadere in accuse di dietrologismo. A voler essere perfidi potremmo poi ipotizzare che l’invito a cena di Agnelli abbia avuto come scopo vero quello di trovare un alleato credibile, economicamente forte anche se sportivamente rivale, per raggiungere questi obbiettivi.
Il futuro del calcio europeo interessa certo ad entrambi. Molto di più interessano però le centinaia di milioni di euro che la Super Champions garantirebbe ai partecipanti. Pecunia non olet per nessuno. Tantopiù se l’acquisto di un fuoriclasse non si ripaga con la vendita delle magliette come preventivato, tanto più se da azionista di maggioranza sei stato costretto a metterti le mani in tasca per sottoscrivere la gran parte dell’aumento di capitale di 300 milioni di euro, tantopiù se l’Uefa potrebbe suonare alla Continassa chiedendo di guardare nei tuoi conti come richiesto dal Manchester City.
Il coronavirus sta facendo danni enormi anche al calcio, come a tutte le altre aziende del mondo produttivo. Di fronte ad una minaccia così pericolosa servono risposte forti ed eccezionali. Non ci stupirebbe se Agnelli, cinicamente ma lucidamente dal suo punto di vista, stesse pensando di trasformare il pericolo in una opportunità, meglio se due. Da un lato, nell’immediato, costringere l’Uefa ad allentare i paletti del break even, dall’altra sferrare l’offensiva finale per mandare in soffitta la Champions con l’Atalanta per realizzare il nuovo scenario molto più ricco.
In tutto questo scenario, avere a fianco Steven Zhang, l’Inter e soprattutto Suning sarebbe un colpo da maestro per il presidente bianconero. Il mondo degli affari si muove così, inutile farsi pippe mentali sul rigore di Ronaldo o sull’arbitraggio di Orsato. Questa è roba da tifosi che possono tranquillamente continuare a scannarsi sui social in nome di antiche rivalità. Ma business is business.
Forse anche questa ricostruzione è solo una pippa mentale. Ma di certo anche Zhang sarà estremamente interessato al business europeo più che alla rivalità interna. Al giovane Presidente nerazzurro vorremmo comunque ricordare che la storia del calcio italiano insegna che la Juventus tira acqua solo al suo mulino.
E anche che i suoi avi cinesi avevano stilato un meraviglioso compendio di tattica militare, 36 stratagemmi per annientare il nemico. Uno è intitolato “Nascondi una spada dietro un sorriso” cioè incanta e ingraziati il nemico. Quando hai guadagnato la sua fiducia, muovi contro di lui in segreto.
Occhio Steven, gli Agnelli non sono cinesi ma queste strategie le conoscono tutte. Il cinese vero sei tu, vedi di non farti fregare.