Coronavirus, la testimonianza di un nostro lettore positivo al tampone
La redazione di Inter Dipendenza ha raggiunto telefonicamente Salvatore Di Marzo, nostro lettore colpito dal Coronavirus.
Quello che sta passando in questo momento l'Italia (ma anche gran parte del resto del mondo) è un periodo che senza dubbio verrà iscritto nei libri di storia. Ogni giorno nel nostro paese a causa dell'avanzare del COVID-19 muoiono centinaia di persone, ma oggi la nostra redazione vuole mandare a tutti i propri lettori – e non solo – un messaggio di speranza e al contempo preventivo.
Inter Dipendenza infatti, ha deciso di contattare telefonicamente Toti D., lettore della nostra testata attualmente ricoverato all'Ospedale Umberto I di Enna dopo la positività al tampone. Toti è un infermiere che opera all'Oasi Maria SS. di Troina, da ieri zona dichiarata ufficialmente “rossa” e dove per assistere i pazienti infetti si è procurato il contagio da Coronavirus.
Insomma, una persona che per anni ha messo al servizio del prossimo la propria vita e che adesso paga sulla sua stessa pelle questo altruismo che tutti gli operatori sanitari come lui hanno nel sangue. Per saperne di più, abbiamo deciso di porgli qualche domanda. Questa l'intervista integrale:
Quando hai iniziato a sospettare di essere positivo?
“Giorno 20 marzo; il picco febbrile, la costrizione al petto, la mancanza dei Dispositivi di Protezione Individuale a lavoro dove già impazzava il virus”.
Come hai reagito dopo aver appreso l'esito del tampone?
“Tutt’altro che sorpreso. L’ufficialità tuttavia è arrivata quando ero già in regime di ricovero all’Ospedale Umberto I di Enna, debilitato e malmesso. Non pensavo di essere in fase così avanzata, quello no!”.
Adesso come stai?
“Meglio. Ma c’è da combattere. Ho ancora problemi di desaturazione e l’ossigeno a ciclo continuo”.
Successivamente, l'attenzione dell'intervista si è spostata verso quei piccoli accorgimenti che potrebbero permettere ad ognuno di noi di evitare di contrarre il virus e soprattutto di contagiare gli altri.
Nella giornata di oggi la città di Milano e anche la tua, Adrano, era piena di gente che girovagava in giro. Cosa ti senti di dire a queste persone?
“Questo è un male che se preso sottogamba può ucciderci tutti, anche giovani e sani. Io ho combattuto con la C-PAP e sono sempre stato sanissimo (non fumatore oltretutto). Avremo modo di rifarci e riappropriarci delle nostre città, ma adesso serve il sacrificio di tutti”.
Quale sarà la prima cosa che farai non appena tutto ciò per te sarà solo un brutto ricordo?
“Quando sarò certissimo di non poter più nuocere a nessuno, abbracceró mia figlia e la riempirò di baci. Ho già trascorso 20 giorni senza lei e me ne aspettano almeno altrettanti. Se resisto io, potete farlo tutti voi con amici, fidanzati e parenti. Salvaguardiamo il futuro o rischiamo di non averne uno!”.
Insomma, l'invito alla prudenza da parte del nostro Toti è piuttosto chiaro. Oggi serve la collaborazione di tutti, nessuno escluso. Dunque, per rispetto di chi come lui mette quotidianamente la propria vita al servizio degli altri, facciamo tutti la nostra parte rimanendo in casa e uscendo solo per lo stretto necessario. Nel frattempo, la nostra redazione fa a Toti i migliori auguri per una pronta guarigione.