Messi all’Inter? La storia dice di no, solo Ronaldo si chiama fuori
La suggestione di Messi in nerazzurro è bellissima, nulla da dire, ma è più che probabile che resti tale, così come tante altre volte in passato del resto. Quando l’Inter ha sognato o si è avvicinata ai più forti del mondo c’è sempre stato un inghippo, un bastone tra le ruote che ha mandato a monte le speranze dei tifosi. Solo in un caso le cose andarono diversamente, il Fenomeno Ronaldo era già il top dei top quando arrivò nel 1997, Massimo Moratti non badò ad obiezioni di sorta da nessuno, neanche dalla moglie, gli incidenti di percorso furono accuratamente evitati e la favola ebbe il suo lieto fine. Ma per un colpo stratosferico andato a segno quanti sono quelli falliti? E perché fallirono?
Salto indietro di 60 e passa anni per il primo ricordo. 1958, il mondiale svedese era appena terminato, un ragazzino brasiliano con la 10 sulle spalle aveva incantato il mondo. Quell’estate Pelè aveva già firmato con l’Inter, Angelo Moratti aveva fatto il miracolo, restava solo da depositare l’accordo in FIGC La notizia si sparse immediatamente, poche ore dopo il presidente del Santos chiamò al telefono il Patron nerazzurro. Aveva subito minacce, i tifosi avevano tentato di incendiare la sede del club brasiliano, era in atto una rivolta popolare che rischiava di avere conseguenze gravissime. Jorge Coury pregò Moratti di evitare tutto questo e di stracciare quel contratto. Edson Arantes do Nascimento arrivò a San Siro qualche anno dopo, nel 1963, ma solo per giocare l’amichevole con la sua Nazionale. Quel giorno fece il suo esordio in azzurro (con gol) Sandro Mazzola. Potevano essere compagni di squadra, il destino si oppose.
Un altro mondiale ricorda un episodio analogo. Nel 1966 Angelo Moratti aveva in mano Beckembauer. Il Kaiser stesso lo ricordava qualche tempo fa. “Prima dei mondiali in Inghilterra avevo firmato un precontratto con l’Inter. Avrei guadagnato una cifra incredibile. La ricordo ancora: 900 mila marchi tedeschi. Offerte del genere, all’epoca, potevano arrivare solo dall’Italia”. Poi arrivarono i mondiali inglesi, il dentista coreano Pak Doo Ik rispedì a casa la fallimentare spedizione azzurra. Lo scandalo che ne seguì bloccò tutti i trasferimenti dall’estero e Beckembauer restò in Germania.
Un salto fino al 1983 per ricordare la storia di Falcao. La Roma aveva appena vinto il titolo, Sandro Mazzola all’epoca dirigente dell’Inter e Cristoforo Colombo, procuratore del fantasista brasiliano avevano già definito tutto. Falcao aveva già firmato, Fraizzoli aveva già visto il contratto. Ingenuità o troppa signorilità, quien sabe, fecero alzare il telefono al presidente nerazzurro per comunicare al suo collega giallorosso Dino Viola che tutto era compiuto. Da quel momento in poi si mosse il mondo intero. Le indiscrezioni riferirono addirittura di un intervento del Vaticano sulla mamma di Falcao, donna di grande fede, per convincere il giocatore a non lasciare la capitale. L’intervento risolutivo fu però quello di Giulio Andreotti, all’epoca ministro degli Esteri. La Gazzetta dello Sport di qualche anno fa, ricostruendo quelle ore, parla di una telefonata a proposito di capi d’abbigliamento che Fraizzoli produceva anche per alcuni ministeri . Il Presidente nerazzurro “sbianca in volto, esce dall’ufficio, convoca Mazzola e i più stretti collaboratori e, senza dare una spiegazione, ordina: “Stracciate il contratto di Falcao. Non lo prendiamo più”.
Chiudiamo con Platini. Anche Le Roi stava per diventare nerazzurro nel 1982. L’Inter lo aveva fatto seguire a lungo, tutto era pronto per definire il contratto, salvo un particolare: mancava la conoscenza delle lingue. Leo Turrini nel suo “Pazza Inter” racconta che Fraizzoli (sfortunato quanto pochi altri in questi frangenti) mandò il suo braccio destro Giancarlo Beltrami in Francia per concludere. Il St.Etienne giocava in casa, Beltrami dette appuntamento al giocatore “apres la gare”. Platini restò perplesso sul momento ma accettò. Nel dopo partita diverse persone videro il giocatore aggirarsi tra i binari della stazione ferroviaria (la “gare”, appunto nella lingua d’oltralpe) mentre Beltrami pensava di avergli detto “dopo la gara”nel suo francese assai maccheronico. Platini si scocciò e pochi giorni dopo firmò per la Juventus.
Al di là delle oggettive difficoltà dell’operazione di mercato con queste premesse vale la pena scommettere su Messi nerazzurro?