Se il modo con cui la stampa pubblica le pillole dell’autobiografia di Chiellini hanno una logica, nei prossimi giorni potremmo attenderci rivelazioni a sorpresa sull’omicidio di Kennedy o sulla scomparsa di Marilin Monroe.
All’odio “sportivo” nei confronti dell’Inter hanno fatto seguito parole pesantissime su Balotelli e Felipe Melo. In questa escalation, oggi arriva una vera e propria “cima Coppi”. Chiellini esalta così Sergio Ramos, il difensore centrale del Real Madrid : “Sa come essere decisivo nelle partite importanti, con interventi al di fuori di ogni logica e provocando infortuni con astuzia diabolica. Quello su Salah fu un colpo da maestro. Lui, il maestro Sergio, ha sempre detto che non fosse sua intenzione provocare un infortunio, ma quando cadi in quella maniera e non lasci la presa, sai che nove volte su dieci rischi di rompere il braccio al tuo avversario”.
Prima osservazione: Sergio Ramos avrebbe tutte le ragioni per fare due cose. Invitare Chiellini a farsi un libro di c***i suoi, secondo gli insegnamenti di Crozza/Razzi, poi subito dopo denunciare il bianconero perché quello che lui disegna non è un giocatore ma un vero e proprio killer, con tanti saluti alla sua immagine di calciatore e anche a quella del Real Madrid.
Seconda osservazione: questo signore veste da anni la maglia azzurra, per onorare la quale occorrono talento e integrità e trasparenza di comportamenti. Chi la veste diventa un simbolo della nazione non solo per quello che riesce a fare in campo ma anche per i valori umani e morali che deve dimostrare. Non per niente negli ultimi anni diversi ottimi giocatori sono stati esclusi a causa di atteggiamenti non consoni all’immagine che la nazionale vuole recuperare dopo il fallimento dell’ultimo mondiale. Di fronte al giudizio espresso da Chiellini la Figc ha qualcosa da dire? Il Presidente Gravina si sente degnamente rappresentato da lui?
Dulcis in fundo: il concetto espresso dal difensore della Juventus si riassume in poche parole, tutto è ammesso pur di vincere, anche la vigliaccata di mandare all’ospedale un avversario con un atto di violenza doloso. Talvolta servono le schede svizzere, in altre occasioni basta una mazzolata ben assestata sull’avversario giusto, variano gli strumenti ma la mentalità resta sempre quella. Tutto cambia perché nulla cambi, Tomasi di Lampedusa a Torino va sempre per la maggiore.
La cosa che colpisce di più è che nessuno si scandalizzi più per queste cose, in un calcio ormai intubato in terapia intensiva non per il covid ma per la sua cronica incapacità di curare i veri virus che lo stanno mangiando da dentro. Qualcuno la chiama pirateria, qualcun altro mancanza di trasparenza e di rispetto delle regole, anche di quelle più importanti di un fallo di mano o di un cartellino rosso. Le voci dei deboli che trovano il coraggio di inalberarsi non hanno seguito, il silenzio di chi dovrebbe e potrebbe alzare la voce puzza o di colpevole menefreghismo o di complicità, a voi la scelta.