Non è la prima volta, nessuno sa se sarà l’ultima. Icardi se ne va tra i festeggiamenti della maggioranza rumorosa chiudendo una telenovela durata troppo, nata a causa di errori grossolani da parte sua, della sua moglie-agente, della società. Tutti colpevoli nessuno escluso.
Un deja vu per i tifosi interisti, abituati a veder partire i propri attaccanti simboli di ere diverse in maniera traumatica. 40 anni Bobo Boninsegna era in ferie quando ricevette una telefonata da Fraizzoli che gli preannunciava la cessione alla Juventus. Bonimba non la prese bene, “alla Juve ci vada lei” gli urlò nella cornetta. Ma erano tempi diversi, il coltello dalla parte del manico l’avevano le società, la legge Bosman era di là da venire.Il bomber fece le valigie per Torino, facendo in tempo a vincere un paio di scudetti, una coppa Uefa e a prendersi pure la soddisfazione di segnare ai nerazzurri alla prima occasione.
30 anni fa toccò a Spillo Altobelli, Aveva ancora un anno di contratto ma le cose con Trapattoni non filavano liscie, se ne andò sbattendo la porta. Giocò gli Europei 88 senza squadra, poi lo chiamarono da Torino.
20 anni fa Massimo Moratti sfogliò la margherita per settimane per capire se doveva rinunciare a Ronaldo o all’hombre vertical Cuper. Come andò a finire lo sappiamo tutti. Oggi è la volta di Icardi.
Non c’è un bomber vero, di quelli di razza purissima, che riesca ad invecchiare in maglia nerazzurra. Semplici coincidenze? Masochismo? Corsi e ricorsi nei tempi? Errori storici?
Non è ancora diventato importante come gli altri suoi predecessori ma…il prossimo sarà Lautaro?