Oggi i tifosi nerazzurri vanno in escandescenze perchè non arriva Mertens, perché non arriveranno neppure Pogba e Milinkovic Savic e perché “sto Eriksen che lo abbiamo preso a fare’”. Interrogativi che odorano di quel sano bauscismo finalmente riscoperto dopo gli anni bui del FFP passati a mangiare pane e cicoria mentre altri banchettavano a ostriche e champagne. Merito di Suning aver invertito la rotta, anche se non è ancora tempo per l’Inter di sedersi al tavolo d’onore con i grandi d’Europa. I passi per arrivarci sono continui e sicuri, ma ancora manca qualcosa.
Eppure solo tre anni fa, proprio di questi tempi, gli interisti si sentivano sull’orlo del burrone. Mentre Ausilio si dannava l’anima per portare a casa le plusvalenze per zittire l’Uefa, sull’ altra sponda di Milano la magica coppia Fassone Mirabelli faceva i fuochi artificiali con la benedizione di Mr. Yonhong Li. Musacchio, Kessie, Rodriguez, Biglia,Calhanoglu, Borini, Bonucci, Conti, una raffica che frastornava i tifosi nerazzurri, costretti ad accendere una candela alla Madonna sperando che Dalbert, Skriniar e Karamoh non si rivelassero delle sòle, che il prestito di Cancelo tappasse una buca sulle fasce, che il centrocampo della Fiorentina arrivata ottava (Borja e Vecino) si trasformasse per magia in una mediana da top club. Mentre il Milan tirava fuori 180 milioni di euro per i cartellini più 60 di stipendi lordi, l’Inter tirava la cinghia e diversi moccoli.
La storia, come al solito, ha dato ragione alla formica e non alla cicala. Non solo, mentre l’Inter continuava a mettere mattoncini alla ricostruzione di bilanci e squadra , il Milan si scavava la fossa nella quale sarebbe affogato di lì a poco. Giusto il tempo di svelare il bluff della proprietà cinese e realizzare quanto fosse enorme il danno causato da quel mercato faraonico. Lo capivano anche i tifosi più sprovveduti, figuriamoci l’Uefa, pronta come sempre ad azzannare i club italiani.
Il Milan delle meraviglie è scoppiato come una bolla di sapone, l’Inter della sofferenza ha costruito anche su quel mercato le fondamenta della rinascita, visto che Skriniar è diventato quel che è diventato e che Vecino, anche solo prendendola un paio di volte, ha fatto godere come ricci cassieri, ragionieri e tifosi. E nessuno ci toglierà dalla memoria le esaltazioni di quella campagna acquisti rossonera da parte di giornalisti e opinionisti TV miopi come talpe e le contemporanee offese a Piero Ausilio, talvolta ironiche altre volte sanguinose.
Oggi l’Inter ha risolto da tempo i suoi problemi societari, il Milan è ancora incerto sulle volontà reali di Elliott. In Viale della Liberazione c’è una squadra manageriale coesa sotto la guida di Suning, a casa Milan le sliding doors non hanno ancora smesso di girare. L’Inter si siede al mercato con i grandi d’Europa, il Milan per ora è alla ricerca di sé stesso.
E’ una fotografia dello status quo, senza alcun desiderio di affondare il coltello nella piaga. Anzi, visto che tra 3 giorni riprendono le ostilità, niente di meglio che augurare a tutti un bellissimo derby in finale di Coppa Italia. Un augurio sincero, per l’Inter, per il Milan… e per la Juve.