Parlare di calcio dopo 3 mesi di lockdown pare perfino assurdo ma così hanno voluto e dunque parliamone. Ha ragione chi dice che non è il momento di aprire processi, né a Conte né alla squadra. Il pareggio del San Paolo ci butta fuori dalla Coppa dopo 180 minuti dominati per lunghi tratti, con il Napoli che ha fatto tre tiri in porta in due partite, con un gol di Eriksen (fortunoso, diciamolo) che ci doveva spalancare le porte per una partita da gestire con lucidità. Invece becchiamo un gol in maniera raccapricciante e tutti a casa. Passa chi la butta dentro, non chi fa il 65% di possesso palla, onore a Ringhio Gattuso e a suoi ragazzi.
Da stamani è in atto la solita guerra fratricida in casa nerazzurra. Tifosi che contestano tutto e tutti convinti di avere alle mani una manica di bidoni da far fuori a fine stagione insieme all’allenatore, altri che con il solito insopportabile fideismo smoccolano contro la sfiga o conto qualche singolo (Lautaro, Candreva) vomitando insulti su chi si permette di tentare un approfondimento critico sulla gestione della squadra.
Partiamo dalla radice del problema. Nessuno ha chiesto a Conte lo scudetto subito, nessuno gli ha chiesto di chiudere in un anno il gap con la Juventus. La forbice con i campioni d’Italia è ancora troppo ampia per motivi tecnici, economici, di infrastrutture. L’Inter sta inseguendo velocemente, ma chi pensa che per pareggiare le condizioni servano meno di due/tre anni e non pensa allo stadio nuovo è un illuso.
La posizione di Conte non può essere messa in discussione per un paio di motivi molto semplici: pensare ad un nuova rivoluzione tecnica sarebbe storia di pura e ordinaria follia e poi per prendere chi? C’è un progetto su cui Marotta ha messo la faccia, si vada avanti su quello. Non amare Conte alla pazzia è una cosa, portare il cervello all’ammasso è tutt’altra, ci siamo capiti?
Ordunque, fatta questa doverosa premessa, è possibile da tifosi raziocinanti (sembra un ossimoro ma cerchiamo di crescere anche su questo lato) farsi delle domande e avere delle risposte?
Il mister è arrivato all’Inter per farla crescere prima di tutto come mentalità, poi come qualità delle performaces. La mentalità serve soprattutto a vincere le partite importanti, ancor più quelle decisive. E’reato dire che ci si aspettava qualcosa di più?
La qualità della squadra di quest’anno è superiore a quella dello scorso anno si o no? Chi dice che il mercato ( Lukaku, Barella, Sensi, Sanchez e infine Eriksen per Icardi, Nainggolan e Perisic) abbia solo sostituito senza rinforzare l’organico a mio avviso non rende un buon servizio allo staff di mercato. E la qualità/mentalità curata ormai da 11 mesi (al lordo della sospensione) non dovrebbe imporre di evitare la ripetizione di errori banali come quello di ieri sera? Davvero nessuno ricorda il gol di Vlahovic al 92mo a Firenze, modello originale di quello di Mertens? E chi deve mettere le mani su questi che sono dettagli ma costano punti ed eliminazioni, il giardiniere della Pinetina o l’allenatore?
Prima partita dopo 3 mesi stop, tra i regali del post covid ci sono le 5 sostituzioni. Ha avuto davvero senso attendere il 73mo per cercare lo spunto in più dalla panchina per poi utilizzare gli ultimi due cambi a una manciata di secondi dalla fine?
Inutile piangere sul latte versato, anche se sarebbe divertente chiedersi chi e perché ha davvero rovesciato il pentolino .
Ora riprende la serie A. Per l’Inter una ripresa per niente banale, anzi una vera e propria sfida per valutare a che punto sta davvero l’asticella. Nell’ordine Sampdoria, Sassuolo, Parma, Brescia, Bologna, Verona, Torino e Spal. 8 partite sulla carta “abbordabili” prima della trasferta all’Olimpico del 19 luglio. Ci sono o no qualità e mentalità per fare un filotto che riaprirebbe scenari imprevisti ? E’ reato aspettarsi questa serie positiva?
Per stasera è tutto, a voi la linea, di Lautaro e dei singoli ne parliamo alla prossima. Amala.