“Passa inosservato il nostro calendario folle, programmato per metterci in difficoltà. Tutte le nostre avversarie hanno usufruito di un giorno in più di riposo, mentre noi giochiamo sempre in trasferta alle 21:45: con partite ogni tre giorni e allenamenti a 30 gradi questo è un fattore che pesa. Forse non eravamo presenti quando hanno stilato i calendari”… “Fatto sta che i compromessi penalizzano sempre l'Inter. Se volano schiaffi li prende questo club. E' sempre stato così ed è così anche oggi”. Queste le parole di Conte ieri sera su Sky Sport.
Oggi molti hanno parlato di furore del mister, altri hanno esultato per quelle che sembrano le prime parole da vero nerazzurro “incazzato”per l’ennesimo torto arbitrale subito. Se davvero fosse così ci sarebbe solo da dire “benvenuto all’Inter, mister ma il calendario è noto fin dalla fine di maggio.” Sono passati 50 giorni, i tifosi avevano già realizzato questa anomalia, solo Conte non se ne era accorto? Certo che no, altrimenti ci sarebbe da farsela addosso dal ridere, solo che fino a quando c’è stata una minima speranza di agganciare il vertice l’argomento è rimasto in stand by. Se fossero arrivati i punti persi col Bologna, Sassuolo e Verona magari la versione sarebbe stata “avete visto? Nonostante il calendario infame noi ci siamo”. Invece all’Olimpico anche l’ultima pia illusione è venuta meno e quindi ogni argomento torna buono per togliersi la forfora dalle spalle e qualche sassolino dalla scarpa. Ergo la domanda nasce spontanea: Conte difende l’Inter o sé stesso?
Inutile fare i buonisti ed i pacifisti ad oltranza, inutile girare la testa dall’altra parte, quando dice “forse non eravamo presenti quando hanno stilato i calendari” Conte chiama in causa la dirigenza, colpevole a suo dire di non aver saputo difendere a dovere gli interessi della squadra. Secondo l’allenatore dunque Marotta è come l’altro Conte, il Premier che da giorni sta trattando in Europa non con i poteri forti ma con quelli “frugali” per portare a casa un po’ di grana.
Nelle intenzioni di Zhang, uno dei compiti principali dell’Ad era quello garantire all’Inter un recupero celere e sostanzioso di quel “potere politico” per troppo tempo dimenticato in casa nerazzurra. In questo frangente doveva portare a casa solo un calendario meglio distribuito ma evidentemente ha trovato anche lui il suo Rutte. Vero è che i cannoni del potere si tirano fuori per qualcosa di più importante del calendario post covid ma le voci di chi conta davvero sono sempre ascoltate, qualsiasi sia l’argomento sul tavolo e gli interlocutori.
E non è inverosimile pensare ad un clima “fervido” tra i due ex bianconeri anche per ragioni di mercato. Conte pretende, Marotta frena e pensa alle plusvalenze, un compromesso è auspicabile anche tra loro altrimenti mala tempora currunt. Anche l’accenno del mister agli schiaffi sembra inserirsi in questa logica di una società ancora rassegnata a subire il potere del altri. Con un’unica differenza, che sul calendario i tifosi non potevano metterci la faccia, negli schiaffi si, se li sono presi e se li ricordano tutti, ma proprio tutti. Anche i suoi.