Conte a zig zag, Steven Zhang in Cina. Chi difende l’Inter?

Due pareggi nelle ultime due hanno riportato alla realtà anche gli ottimisti più accaniti, coloro che avevano sperato qualcosa di razionalmente insperabile solo in virtù  di qualche passo falso della Juventus. Svanito il sogno è vietato tirare i remi in barca, tocca ancora combattere, per la classifica e subito dopo per l’Europa League. Nel frattempo dai vertici nerazzurri arrivano segnali tutti da decifrare.

Mister Conte passa dal fulmine  del qui ci sono solo io a difendere l’Inter lanciato dopo essersi (tardivamente) accorto che con il calendario post covid quasi tutti riposavano quasi sempre più dell’Inter alla constatazione che il secondo posto è il primo dei perdenti e che per lui la piazza d’onore non ha nessun significato. Nel mezzo, l’apologia della Juventus come modello di successo.

E’ vero che non tutti possiedono la capacità di dominare una platea di giornalisti come Josè Mourinho ma è perlomeno probabile che il tecnico nerazzurro negli ultimi giorni abbia lanciato segnali per difendere sé stesso ed il suo lavoro più di ogni altra cosa. Che il secondo posto non interessi può dirlo Agnelli, o Buffon, o Bonucci, gente che vince da una vita. L’Inter sono 10 anni che non arriva a ridosso dei campioni d’Italia e per quanto non interessi a Conte interessa ai tifosi, che aspettano conferme concrete che l’Inter possa diventare a breve il maggior competitor della corazzata bianconera e la piazza d’onore sarebbe una di queste. Interessa ancora di più al cassiere nerazzurro, visto che tra secondo e terzo/quarto posto balla una differenza di oltre 10 milioni di euro, una bazzecola quasi pari al suo stipendio (si veda la riguardo Calcio e Finanza.it del 13 luglio scorso).

Sulla Juventus come modello ci sarebbe da scrivere libri interi. Se il mister non lo ha ancora capito siamo diversi, diversi per cultura, valori, tradizioni, e con questo il discorso si chiude. L’unica lettura accettabile del suo messaggio sta nella enorme capacità  “politica” della società bianconera, territorio che l’Inter deve necessariamente riscoprire dopo averlo trascurato per decenni .

E qui si interseca il ruolo della proprietà. Suning ha dato a Beppe Marotta carta bianca per riportare la voce del club nerazzurro ad essere ascoltata e temuta ai tavoli che contano. Fino ad oggi i risultati non sono strepitosi e la vicenda calendario post covid ne  dà conferma. Ma Marotta nella Juventus era quel che era perché aveva dietro le spalle la potenza di fuoco economica degli Agnelli, sempre presenti. Steven Zhang manca dall’Italia da mesi, la sua ultima uscita risale ai primi di marzo, al famoso “pagliacci” destinato ai dirigenti della Lega Serie A. Da lì in poi il silenzio totale, il Presidente è ancora in Cina, dove sicuramente starà lavorando assiduamente alla ricerca dei nuovi sponsor e tenendosi comunque in contato continuo con Milano. Ma la sua assenza pesa più di quanto non si pensi, la potenza dell’Inter risiede principalmente nella sfera economica di Suning. Se manca il protagonista principale, in soldoni quello che gestisce la grana,  è difficile chiedere ad un dirigente, per quanto navigato, di alzare i toni a difesa dell’Inter. La voce del padrone è quella che conta, adesso è troppo tempo che non si sente più.

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Giacomo Beretta