Inter, Conte-story, una bolla di sapone tra querele e possibili licenziamenti?
Scena prima: Conte incazzato come una iena dopo Atalanta Inter. Scena seconda: qualcuno esagera scrivendo che vuole tornare alla Juventus, qualcun altro gli fa notare che forse ha esagerato lui e magari gli sussurra in un orecchio che potrebbero esserci perfino gli estremi per il licenziamento per giusta causa, come osservato dall'Avv.Grassani. Scena terza: il mister minaccia querele e giura fedeltà al progetto nerazzurro.
La solita tragicommedia all’italiana, scatenata da un signore bravo in panchina quanto poco attento davanti ai microfoni, dove serve la diplomazia più della tigna. Non è difficile immaginare che il suo cellulare sia squillato oggi, una chiamata dalla Cina con i toni melliflui nella forma ma mortiferi nella sostanza che la cultura cinese sa usare nei momenti topici. Marcia indietro repentina, grande dichiarazione d’amore per il suo lavoro all’Inter e tutti vissero felici e contenti. Resipiscenza immediata o un pensiero sfuggente al contratto dorato? Quien sabe…
Caso chiuso dunque? E’ probabile, con sommo dispiacere dei visionari della carta stampata che già pensavano di consegnare alle rotative pezzi epici sulla crisi societaria nerazzurra, roba da passarci l’estate, altro che Champions ed Europa League.
Cosa resterà alla fine di questo terremoto? Di sicuro la consapevolezza che Conte ha offerto ai media il cappuccino per inzuppare il biscotto, cosa regolarmente avvenuta ieri. Poi si sa, c’è sempre chi non si accontenta e vorrebbe inzupparci anche mezzo chilo di fette biscottate e allora è bene che queste persone rispondano in tribunale delle loro affermazioni, come il tecnico ha detto all’Ansa nel pomeriggio.
Resterà anche un senso di enorme fastidio per i tifosi di fronte alle accuse di Conte. Vigliacche, perché se hai un rospo per la gola con qualcuno o ti lavi i panni sporchi in casa tua o se vai davanti alle telecamere a spaccare il mondo devi avere il coraggio di fare nomi e cognomi. Probabilmente anche accuse vere, almeno in parte, ma depotenziate nella loro esplosività da tempi e modi sbagliati e da un fatto che il mister continua a rifiutarsi di comprendere. L’Inter non è la Juventus e non è neanche il Chelsea, l’Inter è altro per storia e tradizione e la sua gente è assolutamente felice di questo. Il brodo nerazzurro in cui si trova a galleggiare non si trova in alcun ristorante torinese, né da 10 euro né da 100, è una pietanza diversa. O se la fa piacere e smette di incazzarsi ad ogni piè sospinto oppure si prepari ad altri momenti duri assai, con la società e con i tifosi.
A questi ultimi resterà il dubbio se Conte ce l’avesse con Ausilio o con Marotta, con Zhang o con Antonello, destinato a rimanere tale a meno che il mister non entri in un pubblico confessionale. Ma resterà loro anche una certezza diversa da quella espressa da Conte. L’Inter vuole essere più forte della Juventus e di tutti sul rettangolo di gioco, il modello bianconero fuori dal campo è merce che non interessa dalle nostre parti. La crescita “politica” dell’Inter è un passaggio fondamentale per aspirare ai vertici, da troppo tempo manca questa cultura nelle stanze che contano. Ma solo questo, niente più di questo. Il nostro modello brilla di luce propria da 112 anni e non lo cambieremo certo nè per un Conte nè per un Principe.