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Inter, CON-TE verso la finale. Proprio come dieci anni fa con Mou

E’ il 31 maggio del 2019 quando l’Inter ufficializza Antonio Conte come nuovo tecnico. Dopo la gestione Spalletti al via a un altro cambio in panchina stavolta con lo scetticismo regnante ad Appiano Gentile dato il passato del tecnico salentino a tinte bianconere.

Eppure la mano del “sergente di ferro” comincia subito a vedersi: via Nainggolan e Icardi (protagonisti di vicissitudini poco gradite all’ambiente nerazzurro) e dentro nuovi nomi come Barella, Godin, Sensi, Bastoni, Sanchez e Romelu Lukaku giusto per citarne alcuni. Prendiamo in considerazione il belga ex United: Solskjaer lo mette alla porta e “Big Rom” varca i cancelli di Appiano venendo accolto a braccia aperte da Conte, forse la persona che più di tutte l’ha voluto con sé in questa nuova avventura.

L’impatto di Lukaku nella nuova Inter è semplicemente devastante: 31 sigilli tra campionato, coppa Italia, Champions ed Europa League. Non solo un rapace d’area ma anche un attaccante boa in grado di fare la differenza facendo salire la squadra e avendo anche un buon feeling con Lautaro e Sanchez.

I tempi bui dell’Old Trafford sono ormai stati spazzati via, merito anche di un assetto tattico come il 3-5-2 che risalta perfettamente le sue caratteristiche. Da Lukaku fino a passare per Godin: è vero, il centrale uruguaiano ha giocato pochi incontri quest’anno ma ciò che ha suscitato la gioia dei tifosi più accaniti è stato il suo immedesimarsi repentino nel mondo nerazzurro. “Se Conte me lo chiede gioco anche come attaccante” ha dichiarato recentemente l’ex Atletico mandando in visibilio l’ambiente che ha avuto giocatori diventati leggende come Materazzi, Stankovic, Cambiasso, Eto’o. Dei guerrieri che hanno sempre sputato sangue per la maglia.

A loro aggiungiamo Bastoni e Barella: il primo è diventato in maniera inaspettata una pedina fondamentale della squadra. La prima partita, giocata in punta di piedi contro la Sampdoria, è stata solo la prima tappa di una crescita esponenziale coronate anche da due sigilli (da menzionare quello contro il Parma utile per scacciare i rumours di un gruppo in crisi). Il secondo è la mascotte del gruppo: dopo l’esultanza virale per il gol contro il Leverkusen l’ambiente ma soprattutto l’Inter Media House ha sorriso come lui rendendo il gruppo sempre più affiatato.

E infine Sanchez: il cileno andava semplicemente aspettato e il suo apporto si è visto in maniera evidente. Dopo la prima parte di stagione a fari spenti il cileno si è reso protagonista di prestazioni convincenti che hanno convinto Marotta ad acquistarlo subito a titolo definitivo. Chapeau per l’ad nerazzurro che ha aggirato il problema cartellino e ingaggio approfittando anche del decreto crescita.

E adesso? La semifinale contro lo Shakhtar, utile per staccare il biglietto per il capitolo conclusivo dell’EL. Un appuntamento che manca da dieci anni in una competizione europea.

Pazza Inter? No, casomai CON-TEnta proprio come il suo nuovo Mourinho italiano.