Riavvolgiamo il nastro: nel ‘98 un centravanti brasiliano di nome Luis Nazario da Lima scarta Marchegiani depositando la palla in rete e mettendo anche il punto esclamativo su quello che poi sarebbe stato il primo trofeo della gestione Moratti.
La Coppa UEFA/Europa League (trofeo che manca da 22 anni) per i nerazzurri rappresenterebbe un ottimo biglietto da visita in vista della prossima stagione, non solo per il discorso legato alla fascia dei sorteggi della prossima Champions ma anche per continuare un ottimo e costante percorso di crescita con Antonio Conte.
Se qualcuno a dicembre versava lacrime per il mancato approdo agli ottavi di Champions adesso tutti salgono sul carro della “coppetta” (fastidiosa etichetta affibbiata dagli addetti ai lavori alla seconda competizione per club europei).
E allora perché tutti salgono su questo nuovo carro? I motivi sembrerebbero essere semplici: in gioco ci sono circa 20 milioni: ai 5,5 già incassati sin qui nella competizione vanno aggiunti i 14 milioni di premi e una quota tra i 3 e i 5 milioni del market pool Uefa. La vittoria dell'EL, infatti, regala anche la finale della UEFA super cup.
Non solo dunque la possibilità di aggiornare la bacheca con un nuovo trofeo ma anche la possibilità di giocare una finale affascinante con i vincitori della coppa dalle grandi orecchie. E adesso un’altra domanda sorge spontanea: perché prendere sotto gamba una competizione come l’EL? Questa coppa rievoca dolci ricordi, porta un’entrata succosa (da reinvestire sul mercato?) e un’altra chance di giocarsi un trofeo a settembre.
L’F.C. Internazionale Milano (meglio conosciuta come Inter) ha sempre fatto dell’internazionalità un suo punto di forza: basta pensare a “Inter Campus”, ai tanti giocatori stranieri che hanno vestito la casacca nerazzurra e alla Champions League vinta nel 2010.
Dare poca importanza all’Europa League significherebbe azzerare tutto ciò che è stato fatto finora e (forse) rendersi incoerenti con la filosofia della società: quella di onorare ogni torneo.
Guadagni, posizione favorevole in CL, storia, palmares e mentalità. Forse per queste ragioni bisogna arrivare fino in fondo. Domani c’è lo Shakhtar, l’ultimo ostacolo verso la finale. Perché l’Europa non va snobbata e farlo sicuramente non sarebbe da Inter.