Handanovic, De Vrij, Bastoni, Godin. D'Ambrosio, Brozovic, Barella, Gagliardini, Young. Lukaku, Lautaro Martinez. L'attesa della pubblicazione delle formazioni ufficiali in questa Europa League ha perso ormai ogni interesse. Conte si è preso la finale di Europa League dopo le vittorie con Getafe, Bayer Leverkusen e soprattutto Shakhtar di due giorni fa. Tutte questi match, brillantemente e agevolmente portati a casa, avevano un filo conduttore. L'allenatore infatti, in tutte queste occasioni, ha mandato in campo lo stesso 11 titolare. Una scelta che potrebbe apparire strana se si considera che alcuni giocatori centrali nel progetto del tecnico nerazzurro fino a pochi giorni fa non hanno mai visto il campo.
Basti pensare a Candreva, padrone assoluto della fascia destra in campionato, e che aveva anche visto una netta crescita nelle parte finale della serie A. O Borja Valero, per il quale lo stesso Conte aveva speso parole di elogio, contravvenendo al suo dettame autoimposto di non parlare mai di singoli. Eppure anche lo spagnolo non ha disputato neanche un minuto di questa competizione. Per non parlare di Skriniar. A vedere questa scelta tornano in mente le parole di Mourinho, che nella celebre stagione 2009/2010 disse, “Mi dispiace per chi non trova spazio, ma per avere continuità devono giocare sempre gli stessi”.
E questa formula sintetizzata in maniera efficace dallo Special One sembra essere una verità innegabile. L'Inter, così facendo, ha trovato continuità di risultati e le prestazioni sono andate in crescendo. I motivi sembrano semplici da capire. Cresce l'intesa tra i compagni che si trovano più facilmente. La riuscita degli schemi diventa ancora più semplice. Ma cresce anche l'alchimia tra i giocatori , che arrivano a litigare salvo poi abbracciarsi due minuti dopo (vero Luakku-Barella?) Per questo è lecito aspettarsi che anche nella finale contro il Siviglia l'11 sarà il solito. Conte probabilmente ha anche altri motivazioni che sostengono questa decisione. Facile immaginare che il tecnico abbia scelto di creare una sorta di roccaforte, un'autentica trincea fatta di pochi uomini con l'intenzione di compattare ancora di più questo “mini gruppo”.
Scegliere una manciata di uomini ha fatto si che questi ultimi, sapendo di poter contare solo su se stessi e sui pochi compagni che hanno intorno, scendono in campo ogni sera con il coltello in mezzo ai denti, pronti a vendere cara la pelle. E i risultati stanno dando ragione a mister Conte. Squadra che vince, insomma, non si cambia. E viene da dire che mai questa massima del calcio si è rivelata più vera di così.