Conte, storia di una trasformazione. L’Inter colpisce ancora
Conte ha raggiunto, dopo il netto 5 a o di lunedì sera contro lo Shakhtar Donetsk, la prima finale europea dell sua carriera.
Conte ha raggiunto, dopo il netto 5 a o di lunedì sera contro lo Shakhtar Donetsk, la prima finale europea dell sua carriera. Il tecnico leccese ha bruciato letteralmente le tappe nella sua esperienza da allenatore. Conte si è ritrovato infatti a passare dalla vittoria della serie B con il Siena alla vittoria del campionato di seria A con la Juventus al primo anno, dimostrandosi un predestinato. Da li sono arrivate solo conferme del suo talento. Dopo quella stagione sono arrivati infatti altri due scudetti, la chiamata della nazionale (con la quale ha fatto benissimo nonostante una rosa non di livello assoluto) e la vittoria della Premier League al primo tentativo con il Chelsea. Insomma si è ritrovato addosso le stigmati del vincente. Anche se ad accompagnarlo c'è sempre stato un neo abbastanza vistoso.
Conte non ha mai dimostrato di avere mentalità europea. I risultati nelle competizioni continentali non sono mai stati all'altezza di quanto visto nei campionati nazionali. Con la Juventus c'è stata l'eliminazione, abbastanza clamorosa, ad opera del Galatasaray. Poi la sconfitta in Europa League con un Benfica non irresistibile. Da li la famosa frase riguardante la pretesa di mangiare con 10 euro in un ristorante da 100. Anche con il Chelsea l'esito non è stato migliore. Alla guida dell'Inter invece Conte ha saputo superare anche questo limite. E verrebbe da dire che non c'era contesto migliore per lui per arrivare a questa trasformazione. D'altro canto si parla del club che ha fatto cambiare idea di gioco a mancini, arrivato come cultore del bel gioco e uscito da miglior rappresentante del pragmatismo. I muscoli, nel gioco dell'attuale Ct, hanno preso il posto del bel gioco, fatto di due tocchi e di bellezza estetica.
Anche Mourinho, con l'approdo all'Inter, ha cambiato volto. Da integralista del 4-3-3, con centrocampisti muscolari e ali che, come quelle inglesi, partivano dalla riga di bordo campo, è passato prima al 4-3-1-2, poi al 4-2-3-1 che lo ha portato 8di nuovo, sul tetto d'Europa: Per entrambi insomma l'esperienza all'Inter è stato sintomo di crescita, oltre che di metamorfosi. E se non fosse sufficiente questo a dimostrare la potenza di questa squadra nel saper imporre cambiamenti si può chiedere a Leonardo, capace addirittura di diventare interista dopo anni di Milan a tutti i livelli. Anche per Conte la trasformazione (in meglio) è avvenuta. E anche l'ultimo gradino della sua crescita professionale è stato raggiunto. E, fa bene ricordarlo, questo è accaduto all'Inter, che insomma, ha colpito ancora.