Le finali non si giocano, le finali si vincono, un teorema che l’Inter dovrà tenere a mente in queste ore di vigilia dell’atto conclusivo di Europa League anche se nessuno degli interpreti nerazzurri, Godin ed Eriksen esclusi, ha giocato finali continentali. Portare in bacheca il primo trofeo dopo 9 anni darebbe il senso di una traversata nel deserto finalmente conclusa e l’entrata nella promessa da Suning in questi anni di gestione lucida e senza strappi ma concretamente indirizzata a riportare l’Inter nel ristretto novero dei top club europei.
Attenzione però, (non succederà, ma se dovesse succedere…) sarebbe profondamente sbagliato accogliere un eventuale passo falso nella finale con lampi di disfattismo ben noti in casa nerazzurra.Il percorso iniziato non subirebbe uno stop sia perché i progressi della squadra in questo ultimo mese sono stati evidenti, anche sotto il profilo della mentalità, sia perché, guardando in casa d’altri ci si rende conto che proprio in questi momenti si stanno creando le condizioni per tornare a competere in Italia più velocemente di quanto non fosse prevedibile fino a qualche tempo fa.
All’inizio della stagione c’erano ragioni obbiettive per ritenere che chiudere il gap con la Juventus dovesse essere considerato un obbiettivo di medio periodo. Un paio di anni almeno, durante i quali accelerare per la realizzazione dello stadio, vero traino dei ricavi e per chiudere nuovi contratti molto più redditizi di quelli attuali con sponsor tecnico e main sponsor. I due obbiettivi ovviamente restano ma le cose sono cambiate con i risultati della stagione e con i danni causati anche al calcio dalla pandemia. Gli effetti più pesanti di questo mix hanno colpito la Juventus, uscita dalla Champions rapidamente e con un bilancio appesantito dal Covid e da un monte ingaggi altissimo.
Calcio e Finanza.it ha esaminato nel dettaglio la status patrimoniale ed economico del club bianconero, i riflessi che eventuali operazioni di mercato in entrata ed uscita potrebbero avere. Al termine della lunga e circostanziata analisi, le conclusioni cui giunge l’autore sono chiarissime.
“In queste condizioni, ci pare inevitabile che la Juventus debba programmare un ridimensionamento complessivo del parco giocatori, a cominciare dai due che – per ragioni opposte – possono mitigare in maniera decisiva questa situazione: Cristiano Ronaldo e Paulo Dybala… Difficilmente la Juventus potrà affrontare l’inatteso downturn economico che ha colpito il calcio (l’economia nel suo complesso) senza operazioni straordinarie. In questo senso, la scelta di Pirlo ha un valore segnaletico importante, spazio a un tecnico esordiente … che non avanzerà le prevedibili richieste che un allenatore di grido come Zidane, Pochettino ma anche lo stesso Inzaghi avrebbero messo sul tavolo: investimenti, acquisti, svecchiamento della rosa e conferma dei punti fermi che garantiscono comunque vittorie e standing internazionale…Una politica che comporterebbe impegni finanziari oggi difficilmente sostenibile per la Juventus e che gli azionisti della Exor non sembrano felici di avallare, dopo aver messo mano al terzo aumento di capitale in dodici anni. Per un’idea del cambio di rotta: appena un anno fa, la Juventus investiva 80 milioni nel ventenne De Ligt. Una mossa oggi inconcepibile… L’ingaggio di Pirlo rappresenta il chiaro segnale di un cambio di rotta. Difficile che si percorra ancora la strada di investimenti faraonici, come Ronaldo e De Ligt ma difficile pensare che possa anche mantenrsi a lungo una rosa di tesserati costosa come quella attuale. Per realizzare l’obiettivo di riportare la gestione su binari di sostenibilità, la scelta di Pirlo consente di avviare un progetto tecnico mirato a valorizzare i giovani, a cercare la crescita di giocatori che potranno poi essere monetizzati sul mercato.”
L’autore propone anche delle possibili alternative, come quella di favorire l’entrata nella compagine sociale di quale investitore internazionale. La mossa potrebbe garantire l’entrata di risorse fresche ma avrebbe una controindicazione assai forte: “La presenza di un investitore internazionale richiederebbe però anche un’attenzione ai costi quindi non offre una alternativa reale alla ristrutturazione tecnica e alla riorganizzazione del business su basi di maggiore razionalità. Il modello di business degli ultimi anni andrebbe comunque rivisto, perché la pressione sulla performance salirebbe, senz’altro, di livello.”
Di fronte alla situazione descritta in casa bianconera, è evidente che, qualunque sia il risultato della finale di Colonia, l’Inter ha ora davanti a sé la concreta possibilità di chiudere rapidamente il gap che in questi 10 anni ha costretto i nerazzurri ad una rincorsa affannosa partendo da posizioni di rincalzo. La situazione richiede a Suning di condividere con il tecnico la scelta di un mercato importante, finalizzato a portare in nerazzurro i 2/3 elementi che possano permettere il salto di qualità definitivo. Adesso tocca a Zhang, adesso è il momento di azzannare, non c’è più tempo per rinviare.