L’Inter ha trovato la reincarnazione di Nicola Berti in maglia nerazzurra
Corrono come cavalli selvaggi, moto perpetuo in mezzo al campo. Quando gli altri vanno in riserva continuano come se avessero le duracell al posto dei polmoni. Sanno anche uccellare gente mezzo metro più alta di loro e fare gol. Uno era un ganassa, un bauscia dentro, l’altro è ancora troppo fresco di Inter per esserlo ma l’indole è la stessa.
Nicola Berti era il tuttocampista per eccellenza, sapeva far legna a centrocampo, dare una mano in ripartenza ed andare a concludere. Quando decideva di mettersi in proprio, come nella cavalcata di Monaco nel novembre dell’ ’88 non ce n’era per nessuno. Lo sberleffo era il suo credo, in campo e fuori, specie quando vedeva rossonero.
Nicolò Barella è come quei canettacci al guinzaglio dell’amico che incontri per strada e in quei 5 minuti ti si infila sotto le gambe 54 volte, ti amplessa la gamba e alla fine ti fa pure pipi sulla scarpa scamosciata, un tarantolato dentro che non riesci a capire come fa ad essere di ogni zolla del campo in frazioni di secondo.
Se Berti era un re della movida notturna milanese, Barella è un esempio di giovanotto con la testa sulle spalle. 23 anni soltanto ma moglie e due figlie ed un terzo in arrivo. Lui balla e fa ballare in campo senza riguardo per gli armadi a 4 ante che si trova davanti , lui 1,70 di altezza o poco più li frega con il tempismo e l’arroganza di chi sa che nelle botti piccole ci sta il vino buono. Per informazioni chiedere alla difesa dell’Olanda, inchiodata a terra mentre il piccolo tamburino sardo volava ad incornare la palla del gol.
Berti e Barella, la forza della sfrontatezza, la mancanza di riguardo per chicchessia si frapponesse loro davanti, la voglia di spaccare il mondo e il centrocampo avversario. Vedere Barella dominare la fascia mediana come nelle due ultima partite della Nazionale azzurra fa davvero tornare indietro i ricordi di 30 anni.