Inter, in un’intervista Zhang parla del vertice con Conte e di Messi
Inter, Steven Zhang ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera durante la quale ha affrontato diversi argomenti, tra i quali il vertice con Conte
Inter, Steven Zhang ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera, durante la quale ha affrontato diversi argomenti, e tra i più importanti spiccano quelli inerenti al vertice con Conte e al mercato (con il sogno Messi in primo piano).
Cosa vuol dire guidare l’Inter?
«È sicuramente una responsabilità: essere presidente dell’Inter significa pensare costantemente alla gente, alla gioia dei tifosi, del popolo nerazzurro, ai loro bisogni, interpretarli nel modo corretto. L’Inter ha una missione, un piano, strategie rivolte naturalmente verso la vittoria. Ma non solo».
Qual è questa missione?
«Crescere costantemente rispettando i nostri obiettivi. Credo proprio che la strada intrapresa sia quella giusta. Lo sento. Sia a livello societario che di squadra noto l’empatia ideale per lavorare nel migliore dei modi».
Ha dovuto affrontare un vertice importante sollecitato dalle questioni poste da Antonio Conte: lei è stato protagonista di quella riunione, come l’ha vissuta?
«Mi faccia dire che i toni di quel summit sono stati drammatizzati. Era necessaria una riflessione, ho trovato il nostro allenatore sereno, costruttivo, lontano dagli stati d’animo raccontati dai media».
Non dubitiamo sulla «serenità» di Conte, ma non c’è stato alcun bisogno di drammatizzare o di esagerare alcune sue riflessioni.
«Conte vive la partita e l’evento agonistico in un certo modo, con molta intensità. Ma quando si siede attorno a un tavolo, esprime le sue idee in modo pacato, finalizzando le sue proposte al bene della squadra e della società. E così è stato in quel vertice con lui e i dirigenti dell’Inter. Voglio dire che il film mostrato e raccontato è stato ben diverso dalla realtà da noi affrontata».
Risolti i problemi?
«Quel vertice è stato uno dei tanti incontri, a volte anche quotidiani, necessari per sistemare alcune questioni urgenti, operative, con uno scopo ben preciso: la crescita costante della società Inter».
Qual è il suo metodo di lavoro?
«Ho una particolare attenzione per la cura dei dettagli. Li giudico importantissimi. Per farmi capire: sono cresciuto in un ambiente professionale dove la “microgestione” del particolare è fondamentale. Anche i momenti, certi momenti, vanno letti e interpretati».
È faticoso: quante ore lavora al giorno?
«Ho una fortuna, mi bastano 4-5 ore di sonno. Poi devo adeguarmi e vivere su più fronti professionali, con i vari fusi orari, dall’Europa alla Cina passando per gli Stati Uniti. Le mie giornate sono così».
Questi sono giorni di mercato, quelli più attesi dai tifosi. Finora è arrivato Hakimi, poi è stato preso Kolarov, ora si parla molto di Vidal. Ma la regola da lei stabilita, e seguita da Marotta e Ausilio, è «prima vendere e poi comprare».
«Anche questa indicazione è rivolta a un programma di crescita costante della società e della squadra. Il calcio sta vivendo un momento delicatissimo, turbolento, a livello internazionale, questo atteggiamento di prudenza non riguarderà solo questa sessione di mercato, ma dovrà essere rispettato anche in futuro. Fa parte di un messaggio di continuità all’interno di un progetto di stabilità finanziaria».
E come farà ad accontentare Conte? Lui vuole vincere…
«Tutta l’Inter è rivolta alla vittoria, questa aspirazione fa parte della nostra missione. Prima si parlava di lavoro: bene, mai visto uno che lavori così tanto, con una simile intensità, come Conte: anche questa caratteristica ci unisce. Così pure la cura dei dettagli, prima spiegata. Vede, io seguo un principio…»
Quale sarebbe?
«È il senso di appartenenza. Quando assumo un professionista, parlo in generale, un dipendente qualsiasi dell’Inter, che ha un ruolo ben preciso, io penso di lavorare con quella donna, quell’uomo, quel nostro lavoratore, per tutta la vita. Anche questo è un valore di crescita».
È stata l’estate di Messi? Ci ha fatto un pensierino?
«No, un investimento simile non può rientrare nel nostro progetto. Almeno non in questo momento. Innovazione, programmazione, crescita costante, stabilità economica sono i nostri caposaldi. Percorrendo questa strada, che prevede una pianificazione a lungo termine, arriveremo ai risultati e ai traguardi programmati, riporteremo l’Inter ai livelli nazionali e internazionali che le competono».